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In 200 all’oratorio si stringono attorno a genitori e fratello ricordando “Prodo”

Tanta emozione in campo con le magliette bianche e nere e il suo volto: «Una partita di calcio come amava fare lui»

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GORIZIA «Venerdì ci sei al Pastor?». Se lo sono sentiti chiedere da Prodo decine, centinaia di volte, ascoltando quelle parole o leggendole in un messaggino sul cellulare, gli amici di Fabio Prodorutti. Era una tradizione, un appuntamento, la convocazione per l’immancabile partita di pallone all’oratorio. E venerdì sera tutti, tantissimi, hanno risposto ancora una volta «si, ci sono. Ci siamo e, con te in fondo saremo sempre». Lo hanno fatto con il pensiero di certo, ma anche con un gesto, partecipando con il dolore nel cuore ma il sorriso carico d’affetto sulle labbra alla serata organizzata proprio al campetto di calcio dell’oratorio dedicata all’amico che non c’è più, strappato alla vita dal terribile incidente sulla strada tra Grado e Aquileia.


Erano oltre in duecento, al Pastor, per Prodo. In campo, una sessantina almeno, suddivisi in due squadre dalle magliette bianca e nera (i colori della “sua” Juventus), entrambe con il soprannome dell’agronomo goriziano sulle spalle e una sua bella immagine carica di gioia e di voglia di vivere, sul petto assieme a quella frase, la sua: «Venerdì ci sei al Pastor?». È stata, senza dubbio, una serata di grandi emozioni. Forti e contrastanti. Da un lato la tristezza unita al dolore che non se ne va per la morte di Prodorutti. Ma dall’altro la serenità di chi non può fare a meno di osservare quanto amore e quanta amicizia Fabio fosse stato in grado di mettere assieme nella sua vita. Sensazioni ed emozioni, queste, che affollavano anche il cuore del fratello Piergiorgio, che è sceso in campo per la partita in onore di Prodo: «Non so davvero cosa dire – ha spiegato, commosso, trattenendo le lacrime –. Sono venuti anche i nostri genitori, che fino all’ultimo erano incerti, ma poi hanno trovato la forza di esserci per ringraziare tutte queste persone. E io lo faccio una volta di più, a partire dagli amici che hanno organizzato un evento così emozionante. Non poteva esserci modo migliore di ricordare e salutare mio fratello, e tutte queste persone dimostrano il fatto che tantissimi gli volevano bene».

Non è stato facile per nessuno, in campo e fuori, mandare giù il nodo alla gola e scacciare la commozione. E allora, dopo una foto di gruppo sotto lo striscione dedicato a Prodo è partito spontaneo un coro, e poi un lungo applauso. E si è giocato, come amava, da sempre, fare lui. Da una parte i neri del gruppo storico del San Luigi, dall’altra i bianchi del “dream team” del calcetto al Pastor. Il risultato? Di nessuna importanza, anche se tutti hanno dato il loro meglio per onorare Fabio sul rettangolo di gioco. Attorno, altri amici e amiche, tanti bambini, persone giovani e meno giovani. «Abbiamo scelto di portare al chiosco i vini che proprio Fabio curava, in campagna – ha detto il collega dell’azienda Livon, Christian Patrizi –. Per noi era un amico vero, ma anche un professionista prezioso che faceva parte della nostra grande famiglia, che non ha caso l’altra sera ha voluto ricordarlo con un lungo applauso in occasione dei 55 anni dell’azienda». «Prodo è qui con noi – il commento di Andrea Vazzano, che sui banchi di scuola quarant’anni fa ha iniziato la sua amicizia con Fabio –, e anche se per tutti è un momento triste, siamo sereni vedendo quanto amore c’è per lui, e lo immaginiamo lassù a guardarci e a brindare con noi». Ha regalato tanto, Fabio Prodorutti, a chi l’ha conosciuto. E ora l’ha fatto anche a tanti che non lo conoscevano, visto che i fondi raccolti in suo ricordo (sono state vendute 150 magliette, oltre a tutti i prodotti del chiosco e alle donazioni spontanee) aiuteranno l’ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste a curare i suoi piccoli pazienti. —


 

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