Migranti, Zagabria pronta a schierare gli agenti di riserva lungo i confini
Sono 1.800 i poliziotti che potranno essere richiamati. E Belgrado denuncia: maltrattamenti sulle persone fermate
Mauro Manzin
ZAGABRIA La Bosnia ha registrato l’anno scorso circa 25.000 migranti e rifugiati sul suo territorio. Solo circa 3.500 sono rimasti nel Paese, mentre gli altri sono andati avanti, lungo la cosiddetta ritta balcanica, cercando di raggiungere l'Europa occidentale, attraverso la Croazia e poi la Slovenia. Zagabria, che punta ad entrare in Schengen il prossimo anno e che è già comunque confine esterno dell’Unione europea, dopo un’estenuante estate cerca ora di correre ai ripari. Non costruendo un “muro” di pannelli metallici e filo spinato come ha fatto la Slovenia lungo il confine comune, ma con una vera e propria barriera di poliziotti. E così il ministero degli Interni croato sta pensando di richiamare in servizio agenti già in pensione per far fronte alle necessità di organico.
Il ministro degli Interni Davor Božinović ha in programma di introdurre una forza di polizia ausiliaria di riserva che attingerà anche tra gli ufficiali in pensione, principalmente per aiutare a gestire l'onere migratorio e rafforzare il confine con la Croazia, che è anche, come detto, una frontiera esterna dell'Ue. In base alle proposte di modifica del regolamento sulla polizia di riserva, il ministero dell'Interno avrà il diritto di aumentare la forza del 10%, il che significa che potranno essere impiegati circa 1800 funzionari di riserva.
«È estremamente importante per il sistema di sicurezza che le sue forze di riserva siano addestrate e preparate e che i rischi che incidono su di esso, come la pressione dei migranti, il terrorismo, i disastri naturali e le catastrofi gravi, abbiano una risposta rapida delle forze di sicurezza regolari», si legge in una nota del ministero degli Interni del 29 agosto scorso, quando è stata aperta una consultazione pubblica online sul regolamento della polizia di riserva.
Mario Puškarić, presidente dell'Unione degli ufficiali di polizia, ha detto all’agenzia Birn di appoggiare la mossa del governo, dato che molti ufficiali in pensione svolgono comunque un lavoro post-pensionamento e perché sono necessarie ulteriori capacità, specialmente lungo i confini. «Hai una situazione in cui chiami una persona di Zagabria o dalla Slavonia, diciamo, per pattugliare il valico di frontiera a Korenica o a Donji Srb (al confine tra Croazia e Bosnia ndr.) - ha spiegato Puškarić - mentre gli agenti di polizia di riserva residenti in quelle zone, che conoscono il terreno, possono essere coinvolti e offrire una maggiore professionalità e conoscenza dell’area su cui operare». E anche i costi aumentano quando un agente di polizia di un'altra parte della Croazia deve andare a lavorare in queste aree. Puškarić ha ricordato inoltre che il governo croato ha adottato il regolamento sulla polizia di riserva nel 2012, ma non l'ha mai usato, sebbene egli lo avesse proposto anche all'ex ministro e al ministro in carica.
Sulla gestione da parte della polizia croata dell’afflusso dei migranti si addensano però numerose nuvole. Da tempo gruppi per i diritti umani hanno accusato gli agenti alla frontiera con la Bosnia e anche con la Slovenia, quando i profughi vengono respinti dai colleghi di Lubiana, di usare la violenza, con pestaggi, furti di vestiti e cellulari e altre vessazioni psicologiche. Violenza denunciata anche dalla Serbia dove il commissariato per i migranti e profughi ha presentato altri casi di maltrattamenti e respingimenti violenti di migranti da parte della polizia di frontiera croata. In particolare si denuncia il caso di un minore afghano di 16 anni, picchiato brutalmente mentre con un gruppo di 16 migranti cercava di attraversare la frontiera tra Serbia e Croazia. Il giovane è stato sottoposto a una autentica «tortura fisica e psichica», che gli ha provocato la frattura di alcune costole e vari ematomi. Privato del telefono e del denaro, è stato rinchiuso in una stanza. Ma, come al solito, il ministero degli Interni croato ha negato le denunce e ha affermato che la Croazia sta impedendo l'immigrazione illegale solo in conformità con le sue responsabilità dell'Ue. —
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