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«Pericolo centralista»: Fedriga sfida l’esecutivo e rilancia l’asse del Nord

Scontro aperto con Palazzo Chigi dopo l’impugnazione della legge omnibus. Il ministro Boccia tira dritto: «Non solo immigrazione: irregolarità in otto articoli»

3 minuti di lettura
(ansa)

TRIESTE Massimiliano Fedriga trova, primo alleato, l’asse del Nord. I colleghi governatori del centrodestra non hanno dubbi sulla posizione da prendere dopo l’impugnativa romana della legge omnibus Fvg di giugno. Quella che contiene tra l’altro gli incentivi per i lavoratori coinvolti nelle crisi, a patto che siano residenti da cinque anni in regione, e che sposta i fondi dell’accoglienza al capitolo rimpatri forzosi di irregolari, ma che il ministero per gli Affari regionali guidato ora dal dem Francesco Boccia ha bocciato anche in altri punti, otto in totale.



È Attilio Fontana, presidente della Lombardia, il primo a dar man forte a Fedriga: «Se il buongiorno si vede dal mattino, il primo atto di questo nuovo governo che blocca una legge di una Regione per giunta autonoma, non mi sembra incoraggiante per le autonomie». Una premessa, accompagnata alla denuncia di un «grave deficit di attenzione verso il Nord», che serve a incalzare da subito lo Stato: «Chiediamo garanzie sulla Tav e sulle infrastrutture: ci dicano se dobbiamo fare da soli».

Anche dalla Liguria, con Giovanni Toti, arriva un appoggio al governatore Fvg: «Assistiamo da tempo a una potente restaurazione centralista - afferma -. C’è stata un’intromissione a gamba tesa di molti esecutivi sulla Corte costituzionale».



A gettare benzina sul fuoco delle polemiche è anche il forzista Alberto Cirio, governatore del Piemonte. «Siamo pronti a battere i pugni sul tavolo. Abbiamo un credito con l'Italia e dobbiamo esigerlo». Critico, pure con il passato esecutivo, il leghista Luca Zaia, presidente della regione Veneto. «Sulle autonomie i governi non hanno scritto una riga - afferma -. Mi riferisco anche ai 14 mesi del governo che è appena uscito di scena, e al nuovo governo il cui inizio non è dei migliori rispetto al rapporto sulle autonomie».

La tesi è quella della libertà di manovra che dovrebbe avere una Regione, tanto più se “speciale”. La stessa di Fedriga, che conferma via Facebook il ricorso alla Corte costituzionale e promette battaglia: «Se pensano che cederò facilmente hanno sbagliato persona. Sono stato eletto anche per tutelare il lavoro dei residenti in Fvg e per difendere la mia terra dall’immigrazione selvaggia». La convinzione è che le norme contestate siano compatibili con lo statuto regionale e che dunque l’impugnativa sia un «feroce attacco all’autonomia». Il governo? «Hanno iniziato a dire, di fatto, comandiamo noi a prescindere. Iniziano molto male. I soldi del Fvg devono servire ai disoccupati della regione e non all'Afghanistan e al Pakistan». C’è anche da rispondere a Boccia che aveva parlato di «atto dovuto», di «legge scritta male» che «violava una serie di altre norme» e che lo stesso governatore «per sua stessa ammissione ha chiesto di migliorare».

«Noi abbiamo preso un impegno a ritirare due norme, sulla caccia e sull’allevamento dei polli, infatti non impugnate», precisa Fedriga. Sul resto, invece, non si torna indietro: «Capisco che il ministro sia arrivato da poco tempo al ministero, ma si faccia spiegare meglio le procedure. Un po’ strano che non sappia come funziona il rapporto con le Regioni».

Questione politica e tecnica. Perché allo stop statale su occupazione e immigrazione si aggiungono pure altri articoli sotto esame. In un comunicato del dipartimento Affari regionali si spiega infatti che a violare la Costituzione sarebbero anche le norme sulla possibilità di tenere i pazienti in osservazione (prerogativa solo dei Pronto soccorso) nei punti di primo interventi dei presidi di Cividale, Gemona, Maniago e Sacile, sulla disciplina delle assunzioni, in particolare della polizia locale, sull’indennità agli autisti di rappresentanza, sul trattamento economico dei dipendenti provinciali trasferiti per mobilità volontaria e sulla tutela dei prati stabili. «Era quindi abbastanza evidente che l'intera legge aveva chiari problemi di legittimità costituzionale - rilancia il miinistro Boccia -. È l’ossessione sui migranti che porta Fedriga a strumentalizzare questa decisione».

«Gli otto rilievi hanno scoperchiato un vaso di Pandora – attacca il consigliere Pd Diego Moretti, che della legge fu relatore di minoranza –. A questo punto, viste le reazioni scomposte di Fedriga e Salvini, viene da chiedersi se dietro tutto ciò ci sia strumentalizzazione politica, incompetenza o ignoranza di come funzionano i meccanismi di verifica delle leggi regionali».

Contro la «superficialità» del centrodestra pure i 5 Stelle. «Ma quale matrimonio dell’immigrazione selvaggia, la Regione era stata già avvisata di una possibile impugnativa per incostituzionalità prima ancora dell’insediamento del nuovo governo», dichiarano i deputati Luca Sut e Sabrina De Carlo, mentre il consigliere regionale Andrea Ussai, si concentra sulla norma sanitaria: «Lo abbiamo detto fin dal primo momento che era incostituzionale dato che interviene su materia di competenza statale. La giunta non ci dica che non li avevamo avvertiti». Così anche Simona Liguori dei Cittadini: «Il governo ha giustamente impugnato quella norma dandoci ragione dopo che, inascoltati e osteggiati da Riccardi, avevano sollevato la questione». «Impugnativa puramente ideologica», ribatte a stretto giro il leghista Simone Polesello. «Basta leggi insulse», tuona infine Massimo Moretuzzo del Patto per l’Autonomia invitando però la giunta a tenere duro sulla specialità. —


 

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