TRIESTE Il futuro della Ferriera di Servola approda subito sul tavolo del nuovo governo. All’indomani dell’annuncio “choc” del cavalier Giovanni Arvedi, pronto a dare l’addio alla città e ad accelerare la chiusura dell’area a caldo, è la Regione a chiamare in causa l’esecutivo (dove, peraltro, fino a poche settimane fa, sedevano ministri leghisti), inviando una lettera a Roma per sollecitare al più presto la convocazione di un tavolo ad hoc. Tavolo, si legge nella nota firmata Massimiliano Fedriga, necessario per «garantire il futuro dei lavoratori impiegati nell’area a caldo», messo a rischio dalla mossa a sorpresa del numero uno di Siderurgica Triestina.
«Servono garanzie anche per la salute – aggiunge l’assessore al Territorio Graziano Pizzimenti, contattato telefonicamente –. Serve un tavolo di concertazione perché la situazione è così complessa che un singolo ente non può ottenere risultati positivi, senza l’aiuto degli altri». «Sulla vicenda non ho mai avuto fretta – dichiara il responsabile Ambiente Fabio Scoccimarro –, per i motivi noti. In gioco non ci sono solo ambiente e salute, ma anche occupazione, che non si può garantire in un giorno. La proprietà adesso ha dato un’accelerazione. Bene. Lavoreremo assieme affinché siano tutti soddisfatti».
Più dure le parole del sindaco. «Abbiamo sempre affermato che l’area a caldo non è compatibile con la mutata sensibilità ambientale e non rappresenta lo sviluppo della città – dice Roberto Dipiazza –. Sin dall’inizio abbiamo attuato azioni volte alla tutela della salute e al controllo del rispetto degli accordi di programma e dell’Aia». Il primo cittadino ricorda poi che lo stabilimento è stato “resuscitato” da «scelte politiche fatte da altre amministrazioni» e accusa l’azienda di «ritardi nell’adempimento dei doveri e riluttanza nel rispettare misure importanti sotto il profilo ambientale».
Un’accusa, quest’ultima, da sempre contestata dall’azienda, tornata anche ieri a precisare la propria posizione. «Il paventato “addio” a Trieste – si legge in una nota –, non è una scelta di Arvedi, ma la conseguenza di scelte operate da altri, delle quali, appunto, – a malincuore e con amarezza e dispiacere– si prende atto. La riprova si ha nel fatto che il gruppo ha investito in quattro anni milioni di euro sugli impianti per giungere alla compatibilità ambientale, scelta che ovviamente non avrebbe compiuto se avesse pensato alla chiusura. Il cavalier Arvedi pertanto chiede che si tenga conto della situazione reale, facendo un appello a coloro che propongono, sostengono e gestiranno questa fase a tenere in prioritaria considerazione il posto di lavoro degli addetti di Servola, che in quattro anni sono passati da 400 a quasi 600 unità».
Sul caso intervengono anche altri esponenti della maggioranza di centrodestra. L’assessore comunale forzista Lorenzo Giorgi definisce quelle di Arvedi «lacrime da coccodrillo», mentre per il capogruppo di Fi in Municipio, Alberto Polacco, «l’ostilità percepita dalla proprietà non è altro che la fermezza con la quale l’amministrazione comunale prima e quella regionale a guida centrodestra poi stanno affrontando il tema». Più moderata invece la deputata forzista, Sandra Savino: «Non è tempo di polemiche: ognuno si assuma le proprie responsabilità per gestire la crisi». –