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Slovenia, pugno di ferro contro i passeur

Intensificati i controlli: arrestate dieci persone e altre tredici in Croazia con l’accusa di traffico illegale di migranti

Stefano Giantin
2 minuti di lettura
(reuters)

LUBIANA Arresti, allarmi, preoccupazione crescente su sicurezza e accoglienza. Continua a tenere banco nei Balcani la questione migranti, in viaggio per mille rivoli di quella “Rotta balcanica” che non si è mai del tutto prosciugata. Rotta dove a farla da padrone sono sempre gli “smuggler”, i trafficanti di esseri umani che rappresentano uno dei pericoli – per i loro metodi spesso brutali - ma insieme una delle risorse per migranti e profughi che si spingono verso nord, pagando salato il servizio. Trafficanti che sono sempre di più nel mirino delle autorità.



Lo confermano le mosse delle polizie di Lubiana e Zagabria, che in due operazioni distinte hanno sferrato un duro colpo nei giorni scorsi a passeur che operano nei due Paesi. In Slovenia, ha informato la polizia di Celje – coinvolta nelle indagini con oltre 70 agenti - a essere colpita è stata una rete di persone sospettata di aver fatto attraversare illegalmente la frontiera slovena ad almeno 280 migranti. In tutto, a finire in manette sono state dieci persone, tutte con passaporto sloveno, otto per traffico di esseri umani, due anche per droga, alcuni già con precedenti penali. La teoria degli inquirenti è che il gruppo facesse parte di un «più ampio consesso criminale internazionale, specializzato nel traffico di migranti», ha illustrato l’agenzia di stampa slovena Sta. L’obiettivo, quello di “importare” migranti dalla Croazia in Slovenia per farli arrivare poi in Italia. Il biglietto costava carissimo ai clandestini, che dovevano sborsare addirittura tra i 2.000 e i 3.000 euro a viaggio, ha svelato Damijan Turk, il numero uno della polizia criminale di Celje. Clan senza scrupoli, come la gran parte dei trafficanti, che non avevano remore a stiparne fino a 50 in un van. «Usano vari metodi per mantenere segreto il traffico, sono senza scrupoli», ha confermato il capo della Divisione contro il crimine organizzato della polizia slovena, Uros Lavric.

Solo un caso isolato, quello di Celje? Assolutamente no. Lo confermano i dati aggiornati resi pubblici dalle autorità di Lubiana, che hanno parlato di ben 273 sospetti passeur arrestati finora in Slovenia, rispetto ai 218 fermati in tutto il 2018. Anche il numero dei migranti intercettati nel 2019 (oltre 9mila) è in aumento, +62% rispetto all’anno scorso. E allora servono le maniere forti, con la polizia slovena che ha annunciato di aver potenziato la sorveglianza anti-smuggler, servendosi anche di elicotteri, droni e sistemi di videosorveglianza. Scenario speculare in Croazia, dove tredici persone – undici croati e due kosovari – sono stati messi sotto accusa nei giorni scorsi per traffico di migranti dalla Bosnia e dalla Serbia in Croazia. Qui le tariffe toccavano i mille euro a persona, con un guadagno illegale stimato in 700mila euro dall’inizio dell’anno.

E anche in Croazia gli arresti di passeur stanno toccando quote più che significative, indicazione che il mercato è florido. Le autorità dall’inizio dell’anno fino a luglio hanno fatto scattare le manette ai polsi di ben 589 sospetti passeur (erano stati 600 in tutto il 2018), mentre gli ingressi irregolari sono stati circa 9.500, +200% su base annua. Croazia che, per bocca del numero uno della Direzione della polizia di frontiera Zoran Niceno, ha puntato il dito contro la Bosnia, accusata addirittura di “favorirne” i passaggi in Croazia, per liberarsi di un numero sempre più alto di stranieri fermi nelle aree a ridosso del confine croato-bosniaco. Bosnia dove, nel frattempo, cresce l’allarme per un possibile aumento dei flussi – in particolare dalla Serbia- nei prossimi due mesi e dove mancano un migliaio di agenti per meglio presidiare la frontiera, ha ammesso Sanela Dujkovic, portavoce della polizia confinaria bosniaca. In Bosnia sono stati circa 21mila gli ingressi irregolari quest’anno, con migliaia a sopravvivere in condizioni drammatiche nell'area di Bihac. In Serbia, invece, il numero dei migranti ospitati nei centri profughi è in drastico calo – da 4mila in media nei mesi scorsi a 2.400 oggi. Segnale che i flussi verso la Bosnia crescono. —


 

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