Al via un anno di restauri per il “veterano” dei nidi
Scatta la maxi riqualificazione della struttura di via Caboro, in zona Tor Cucherna. Quasi un secolo per l’ex “Regina Elena” e “San Giusto” che ora si chiama “Tuttibimbi”
Massimo Greco
TRIESTE. Il “nido” più anziano di Trieste. Sembra un ossimoro. Negli anni Venti si chiamava “Regina Elena”, in onore della regina montenegrina consorte di Vittorio Emanuele III, poi venne dedicato a San Giusto, infine divenne “Tuttibimbi”, ma una volta restaurato - per inossidabile volontà dell’assessore Angela Brandi - tornerà a portare il nome patronale.
Siamo in via di Caboro, una strada che probabilmente non ha alcun residente e che dal Parco della Rimembranza va a Tor Cucherna, dove s’innalza una delle torri appartenenti alla cinta tardo-medievale e dove fino a qualche anno fa funzionava uno dei più frequentati locali della Trieste notturna. In questa via dall’antico toponimo, in fondo sulla sinistra, venne costruita una prima struttura assistenziale, che fu notevolmente ampliata negli anni Trenta su probabile (ma non certo) disegno di Michele Toffaloni, il quale all’epoca dirigeva l’ufficio tecnico dell’Icam (istituto comunale per gli alloggi minimi) antesignano dell’attuale Ater. Nel dopoguerra il primitivo “nido” fu un po’ rimessato e in epoche più recenti si è provveduto ai serramenti che saranno risparmiati dal restauro iniziato una settimana fa.
A dire la verità, il cantiere si è messo in moto con qualche mese di ritardo rispetto alle previsioni. Comunque, come da motto del Vate, «cosa fatta capo ha»: i lavori sono stati affidati alla Cp Costruzioni per circa 620 mila euro, con mutuo finanziato da Cassa depositi e prestiti. Per dare una prima occhiata, è salito a metà Colle il sindaco Roberto Dipiazza, attorniato dagli assessori Angela Brandi (educazione) e Elisa Lodi (lavori pubblici). Ad attenderlo c’era l’équipe tecnico-professionale che segue l’adeguamento del glorioso “nido” a nuovi criteri pedagogici e a più affidabili performance impiantistiche: il progettista Andrea Benedetti, il coordinatore della sicurezza Lorenzo Gasperini, il nuovo responsabile dell’edilizia scolastico-sportiva Enrico Cortese insieme al collaboratore Diego Briganti.
Dal punto di vista stilistico, Benedetti “battezza” l’edificio come un ultimo bagliore di eclettismo con qualche timida apertura proto-funzionalista. Il primigenio “nido” si sviluppa si due livelli per un totale di 650 metri quadrati. Dal luminoso piano di sopra notevole colpo d’occhio sulla sottostante urbe. I bambini, che sono stati temporaneamente trasferiti a Valmaura, potranno rientrare alla base tra meno di un anno, nel giugno 2020. Essendo un “nido”, la forbice anagrafica corre da 0 a 3 anni: “San Giusto” ospiterà 41 “medio-piccoli”, 18 lattanti, oltre 20 addetti specializzati.
Antincendio, abbattimento delle barriere architettoniche, ascensore, nuova area lattanti, mantenimento del vecchio ma sempre valido essiccatoio nel vano lavanderia, spostamento dello spogliatoio-bambini: ecco gli interventi di maggiore rilievo riepilogati dalla Lodi. Mentre Dipiazza ci ha tenuto a ricordare la nuova struttura per l’infanzia che sorgerà a San Giovanni al posto dell’ex caserma Felice Chiarle.Un domani, che si trovino fresche risorse, verrà ripristinato il pastino che, alle spalle del “San Giusto”, conduce in salita verso la materna “Tor Cucherna”. Bello sarebbe se i due edifici dialogassero. Casomai riaprendo il sentiero esistente.—
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