TRIESTE Quattro proiettili, di cui uno conficcato nel sedile. E che forse, chissà, ha salvato la vita al sessantenne croato travolto da una raffica di spari la notte del 9 marzo scorso nel parcheggio della Costa dei Barbari, mentre dormiva a bordo della sua Opel Omega grigia metallizzata.
La perizia balistica dei Ris di Parma sui colpi esplosi da Giuseppe De Luca, avvocato pugliese di 43 anni, all’epoca dei fatti trasferito a Trieste per un incarico in Azienda sanitaria, ricostruisce la traiettoria delle pallottole. Pallottole che potevano uccidere.
De Luca è indagato per tentato omicidio. È stato il pm Chiara De Grassi, il magistrato che si occupa del caso, ad affidare l’incarico ai Ris.
Dagli accertamenti emerge un dettaglio tecnico che potrebbe pesare sull’esito dell’inchiesta: l’avvocato pugliese, che ha sempre sostenuto di aver premuto il grilletto «per sfogo» contro la Opel ferma nel posteggio, cioè senza un obiettivo preciso, ha sparato dall’alto verso il basso. I colpi erano diretti sulla portiera anteriore destra. La vittima dormiva sul lato del volante, quello sinistro, con lo schienale abbassato.
Quattro dunque le pallottole rinvenute dai Carabinieri del Ris a bordo della vettura: una è stata recuperata all’interno della portiera posteriore sinistra (segno che il proiettile ha attraversato l’abitacolo in diagonale); due all’interno della portiera anteriore destra; un’altra ancora all’interno del sedile anteriore destro. Che, stando alle ricostruzioni, deve aver in qualche modo protetto il croato. Il sessantenne, come detto, aveva infatti reclinato completamente lo schienale del sedile su cui era seduto. Il finestrino anteriore destro si presentava in frantumi.
Ma è con l’impiego di una strumentazione ad hoc che gli investigatori hanno potuto individuare le traiettorie seguite dai proiettili: la Opel è stata colpita dal lato destro verso quello sinistro. E, per almeno due proiettili, dall’alto verso il basso. De Luca quella notte aveva usato un revolver di marca Sturm Ruger modello SP101 calibro 357 Magnum.
Il croato era uscito miracolosamente illeso da quella raffica. E dopo la sparatoria, anziché fuggire, si era lanciato in un lungo inseguimento a caccia dell’aggressore. Un inseguimento per tutta la Costiera, culminato in Campo del Belvedere, vicino a Roiano, dove i due si erano fermati e presi a pugni.
Sembra che i due, il sessantenne e De Luca, non si conoscessero neppure: l’ipotesi che l’avvocato pugliese quella notte puntasse in realtà a un’altra auto, ha preso corpo da quanto riferito dallo stesso croato: «Quando l’ho preso per il bavero e gli ho chiesto perché mi aveva sparato – ha raccontato la vittima agli inquirenti – lui ha risposto dicendo che aveva preso la mia auto per errore...».