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Razziavano banche e poste Prime condanne a Trieste per la gang attiva a Nordest

Nel filone giuliano due tentati blitz: alla Bnl e a Sistiana, dove un residente, dopo aver trovato l’auto dei malviventi davanti alla casa, li aveva fatti scappare

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Sono arrivate dal gip di Trieste Luigi Dainotti le prime condanne per quattro imputati accusati di aver fatto parte della banda (in tutto, secondo gli investigatori, almeno nove componenti) dedita a rapine in banche e uffici postali che aveva imperversato fra Veneto e Friuli Venezia Giulia tra il 2016 e il 2017. Gli “esecutori” variavano a ogni colpo. Un sodalizio sgominato lo scorso anno grazie al lavoro investigativo dei Carabinieri coordinato dalla Procura di Pordenone.

Davanti al giudice Dainotti sono comparsi cinque imputati. Il filone processuale triestino, in questo caso, era limitato a tre tentate rapine: alla filiale della Bnl di Trieste in via Morpurgo il 3 luglio 2017, all’ufficio postale di Sistiana l’1 ottobre 2017 e all’ufficio postale di Ceggia, in Veneto, il 2 novembre dello stesso anno.

Condannati con rito abbreviato Lorenzo Battisti e Lorenzo Boccadamo, entrambi pugliesi, Simone Giordano e Lorenzo Mastrovito, originari rispettivamente di Carignano e Vigevano. A Battisti 2 anni e 8 mesi di reclusione più 800 euro di multa, a Mastrovito 4 anni e mille euro di multa, a Giordano e Boccadamo 4 anni e 8 mesi più 1.400 euro di multa ciascuno. Gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. Assolto, invece, il brindisino Orlando Morleo.

Il pm Lucia Baldovin aveva chiesto la condanna per tutti i cinque imputati: 2 anni e 8 mesi a Battisti, Morleo e Giordano, 5 anni e 4 mesi a Mastrovito e Boccadamo. Lorenzo Battisti era imputato (assieme a Morleo, poi assolto) per la tentata rapina alla Bnl, Giordano, Mastrovito e Boccadamo per il colpo fallito a Sistiana e per il tentato blitz a Ceggia.

Ecco la ricostruzione dei singoli episodi. Alla filiale della Banca nazionale del lavoro era stata aperto un varco in un porta esterna a servizio della centrale termica che si era rivelata però priva di accesso agli uffici. Poi c’era stato il tentativo, fallito, di rimuovere la grata a protezione di una finestra di un bagno. Alla fine si era deciso di desistere. Secondo l’accusa il proposito – in caso di successo dell’intrusione – sarebbe stato quello di accedere agli uffici e attendere l’arrivo del direttore e degli impiegati, da obbligare poi a suon di minacce ad aprire la cassaforte, seguendo la “tecnica” ormai consolidata della banda.

A far fallire il colpo a Sistiana aveva provveduto inconsapevolmente l’intervento di un residente che si era ritrovato una delle auto dei rapinatori parcheggiata davanti al proprio passo carraio. Aveva quindi protestato animosamente annotando il numero di targa dell’auto e minacciando di chiamare i carabinieri, inducendo così i malintenzionati ad allontanarsi e rinunciare al colpo.

Infine, a Ceggia avevano segato di notte una barra della grata esterna posta a protezione di una finestra per potersi introdurre nella nottata successiva, ma il giorno dopo il direttore si era accorto dell’accaduto e aveva fatto ripristinare la grata, vanificando il proposito di mettere a segno il colpo. —

P.T.

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