La peste suina preoccupa l’Est, già migliaia gli animali abbattuti
Dichiarato lo stato d’emergenza in tre distretti della Bulgaria, polizia mobilitata per monitorare i transiti. Sale l’allarme anche in Romania e Ungheria
Stefano Giantin
BELGRADO Quello passato è stato un annus horribilis per allevatori e settore zootecnico di ampie aree dei Balcani, così come - soprattutto - per la Romania. Quest’estate è in primo luogo la Bulgaria a temere per il diffondersi della peste suina africana (Asf), malattia contro la quale non esiste vaccino e che si manifesta in maiali e cinghiali con febbre alta ed emorragie: non è pericolosa per l’uomo ma è letale nel 100% dei casi per gli animali. E sono proprio quelli elencati i sintomi che hanno osservato con panico gli allevatori della Bulgaria, Paese che ha dichiarato ieri lo stato d’emergenza in tre distretti - Ruse, Pleven e a Razgrad - mentre la polizia è stata messa in stato d’allerta per monitorare i transiti nei comuni più colpiti: potrà essere «coadiuvata da personale militare», hanno annunciato i media di Sofia. «La situazione è complicata, siamo nell’occhio del ciclone e attorno a noi ci sono focolai a Ruse, Turgoviste, Silistra», ha ammesso il governatore di Razgrad, Gunay Hyusmen.
Non sono allarmi senza fondamento. Sempre ieri, nell’area di Ruse, le autorità hanno confermato di aver scoperto un nuovo focolaio di peste suina in «un grande allevamento nel villaggio di Brashlen», ha annunciato Alexandra Miteva, dell’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Tutti i suini della fattoria – «oltre 40 mila» - dovranno essere abbattuti, come prescrivono le regole della guerra contro la Asf. Stesso scenario pochi giorni fa in un altro allevamento con 17 mila animali, destinati anch’essi alla soppressione. Ma la paura è che i numeri crescano a dismisura. Secondo le previsioni degli esperti locali, potrebbero essere 500 mila i maiali da eliminare nella sola Bulgaria se l’infezione dilagherà in tutto il Paese.
Ma anche nella vicina Romania – l’anno scorso il Paese balcanico più colpito dalla peste suina, con decine e decine di migliaia di capi abbattuti – la preoccupazione cresce, assieme ai timori di un ripetersi dell’emergenza del 2018. Timori che aumentano a causa delle denunce di piccoli focolai di peste suina arrivate nelle ultime settimane, per ora limitati a zone circoscritte e a piccole fattorie nel sud, con oltre 280 segnalazioni del virus dal 25 giugno. Ma anche in Bulgaria, a inizio luglio, il problema aveva interessato dapprima piccoli allevamenti per poi propagarsi in quelli industriali. In Romania si osserva con ansia crescente l’evolversi della situazione col rischio che il contagio si estenda alla Bulgaria, con tutte le negative «ricadute economiche e sociali» della diffusione del virus, ha sottolineato l’agenzia Mediafax.
Ma il problema non è limitato al sudest dei Balcani, con casi di Asf in suini domestici e soprattutto cinghiali evidenziati negli ultimi mesi nei Paesi baltici, in Polonia – pure in grandi allevamenti con migliaia di animali - ma anche in Ungheria. E la peste tanto temuta dagli allevatori è ancora un incubo, nel 2019. —
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