Di Maio in regione: «Noi diversi dai leghisti, ma l’alleanza non è a rischio. Il muro anti migranti? Sarà stata provocazione»
Il vicepremier scaccia lo spettro della crisi e punta al rilancio del M5s. «Pronti a cambiare organizzazione ma non diventeremo un partito»

TRIESTE. Luigi Di Maio arriva in Friuli Venezia Giulia per parlare della riorganizzazione del Movimento, ma la testa è a Roma e alla crisi che sembra imminente ma che il vicepremier assicura essere un’illusione ottica.
Ve ne siete detti di tutti i colori ormai. Crisi inevitabile o ennesimo falso allarme?
Di inevitabile c’è solo il lavoro per il benessere del Paese. Dico chiaramente che non c’è nessuno spettro di crisi. Quello che vogliamo è rimboccarci le maniche e proseguire. Abbiamo tanto da fare: salario minimo, abolizione del canone, aiuti alle famiglie.
Che ne pensa di Moscopoli? Come se ne esce?
Se avessi sospetti su Salvini non sarei al governo con lui. La questione comunque impone di non rimaner con le mani in mano. La nostra proposta è istituire una commissione parlamentare di inchiesta sul finanziamento dei partiti. Un atto di trasparenza verso i cittadini.
La crisi è l’ultima distrazione di massa di Salvini per non parlare di Russia?
Nel vocabolario del governo non c’è la parola crisi: c’è un accordo che due forze politiche hanno sottoscritto individuando i punti principali su cui rilanciare un Paese lasciato in mutande da decenni di governi di centrodestra e centrosinistra. L’intesa la troviamo, pur nelle differenze.
Se il governo cadesse, subito al voto?
Come ho già detto, escludo che ci possa essere una crisi. Se la Lega vuole andare al voto, si assume le sue responsabilità. Se cade questo governo per noi si torna al voto. Questo è l’unico governo possibile, altrimenti rischiamo il ritorno dell’asse Pd-Forza Italia che ha distrutto l’Italia.
Perché questa svolta europeista e filotedesca nel voto sulla Commissione?
Ma quale svolta filotedesca? Noi stiamo facendo gli interessi degli italiani, quelli che Bruxelles ha perso di vista da troppo tempo. Avevamo promesso ai cittadini che saremmo stati l’ago della bilancia e lo stiamo facendo. Abbiamo imposto il tema del salario minimo, la svolta ambientale e la redistribuzione europea dei migranti in agenda.
A proposito, che ne pensa del muro di Fedriga?
Sarà stata una provocazione, ma da sempre diciamo che serve una corretta redistribuzione in Europa.
Cosa non va nei rapporti con la Lega? I tanti punti di frizione non sono sufficienti per farvi staccare la spina?
Sono dinamiche di un governo di due forze politiche che sono diverse. Ma abbiamo un contratto e finché lavoriamo per gli italiani si può andare avanti 4 anni.
Come si contemperano l’autonomia del Nord e il ritardo del Meridione?
Semplicemente lavorando affinché non ci sia una riforma che aumenti ulteriormente il divario. Non vogliamo disparità, l’autonomia deve unire e non dividere. Non possiamo avere italiani di serie A e di serie B: siamo a favore dell’autonomia, è una riforma presente nel contratto di governo, ma dobbiamo farla senza fretta e nel modo più equo. Per questo sono felice che ieri il M5S abbia garantito l’unità del sistema di istruzione.
Quanto è credibile accettare Atlantia in Alitalia?
Per me la priorità è che Alitalia possa essere rilanciata. Ferrovie in questi giorni ha valutato l’offerta di Atlantia come la più solida. Io non ho pregiudizi perché è stata scelta dal cda di Fs. Quello che dico e ripeto, però, è che gli aspetti di questa partita sono separati da quelli della revoca delle concessioni a Autostrade.
Il rapporto col Pd è impossibile? È responsabile definirlo il partito di Bibbiano?
Non abbiamo mai avuto rapporti con un partito pro austerity che ha contribuito allo sfacelo del paese. Approfitto per smentire nuovamente le fantasiose ricostruzioni che in questi ultimi giorni ho letto sui giornali: non c’è e non ci sarà mai un’alleanza con loro. Su Bibbiano le dico solo una cosa: di quello scempio hanno parlato a lungo i giornali, individuando le responsabilità di aguzzini e complici. Tra le forze politiche, non siamo certo noi ad avere remore e imbarazzi.
La vostra perdita di consenso dipende dalla mancanza di organizzazione o dalle politiche di governo?
Abbiamo il dovere di trarre insegnamenti dai momenti di difficoltà e ricalibrare la nostra organizzazione in funzione degli impegni contratti con gli italiani. Non si tratta di “problemi”, ma di stimoli che ci spingono a dare sempre di più e fare meglio. Per il M5s e per gli italiani, che poi è come dire la stessa cosa: noi lavoriamo per un Paese migliore.
Cosa faranno esattamente i facilitatori regionali?
Ci permetteranno di rispondere in maniera sempre più efficace alle esigenze dei territori. Con i facilitatori sarà più semplice per il Movimento dialogare con amministratori, enti, associazioni per portare a casa obiettivi a favore dei cittadini. Saranno utili anche per formare e coinvolgere sempre più le persone che vogliono avvicinarsi a noi e per organizzare con largo anticipo il percorso verso le elezioni locali.
Con i facilitatori state creando di fatto segreterie politiche a livello nazionale e locale. State diventando partito?
No. Stiamo innovando il Movimento mantenendo sempre i nostri valori originari. La rivoluzione sta nel fatto che riusciremo a dare risposte sempre più incisive ai territori, coinvolgendo le migliori energie a favore del nostro progetto.
Se la legislatura finisse dopo un anno, applichereste ugualmente il tetto dei due mandati alle prossime elezioni? Decapitereste i più esperti, a cominciare dal triestino Patuanelli...
La regola del secondo mandato per me non è certo in discussione.
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