Il vicepremier Di Maio a Palmanova, il bagno di folla non c’è
L’incontro a porte chiuse. La capogruppo dei 5 Stelle Dal Zovo: «Serve un rapporto più stretto con Roma»

PALMANOVA. I momenti di difficoltà si percepiscono, e si intuiscono, anche dal contorno e dalla cornice in cui si muove un leader. Certo, che il M5s in Friuli Venezia Giulia non abbia mai vissuto annate particolarmente esaltanti è storia comune, ma la freddezza con cui Palmanova ha accolto ieri Luigi Di Maio rappresenta, probabilmente, l’istantanea perfetta per certificare la crisi grillina a Nordest dopo il crollo di un partito che in regione alle Europee ha raccolto appena il 9,6% dei consensi.
Ora, se è vero che quella di Palmanova era essenzialmente una tappa di quel percorso d’ascolto inaugurato dal vicepremier dopo le ultime scoppole elettorali, è altrettanto vero che non vedere nemmeno una bandiera oppure un cartellone del M5s e ben poca gente in coda ad attendere il ministro all’esterno del Meeting Point San Marco fa specie. Specialmente se il confronto, quassù, lo si fa con il principale alleato di governo di Di Maio e cioè quel Matteo Salvini che a ogni tappa si porta a casa – e non per niente in Friuli Venezia Giulia la Lega veleggia oltre il muro del 40% – valanghe di selfie ed entusiasmo.
Quando il leader M5s arriva a Palmanova, invece, la maggior parte delle 180 persone che contiene il Meeting Point – riempito ma sarebbe stato allarmante il contrario – è già seduta. Di Maio ha poca voglia di parlare, imbocca direttamente l’interno della sala dove sono i due parlamentari grillini eletti in regione – Sabrina De Carlo e Luca Sut – a controllare scrupolosamente l’elenco di chi si è iscritto a un incontro rigorosamente a porte chiuse. Dopo pochi minuti sbuca anche il sottosegretario Vincenzo Zoccano e, ovviamente, sono presenti tutti i vertici locali del M5s, a partire dai consiglieri regionali che spiegano, in sintesi, la ratio dell’appuntamento palmarino e quello che ripeteranno al loro leader politico.
«Abbiamo già parlato con Di Maio – spiega la capogruppo a piazza Oberdan Ilaria Dal Zovo – spiegandogli che abbiamo bisogno di una maggiore presenza sul territorio e di un rapporto più costante con il governo. Possiamo capire che i ministri siano molto impegnati, ma almeno una connessione forte con i sottosegretari è fondamentale per riuscire a ottenere le risposte alle domande che ci pone la base».
Un cambio di passo necessario, dunque, per quanto, almeno a sentire Cristian Sergo, il Movimento anche in Friuli Venezia Giulia abbia ottenuto più di qualche risultato positivo. «La spinta del M5s c’è stata anche da noi – teorizza il consigliere regionale friulano – e penso, ad esempio, a come eravamo riusciti a cambiare la politica locale nella passata legislatura con il taglio dei costi della politica e la cancellazione del sistema dei vitalizi. Mi fa sorridere, poi, chi sostiene che con questa organizzazione siamo crollati, in Italia, al 17% perché con lo stesso metodo avevamo superato il 30% il 4 marzo dello scorso anno».
Non è sicuramente, però, tutto rose e fiori – anzi – e Sergo lo sa bene. «Nelle elezioni locali abbiamo dei problemi – conclude –, ma credo che, almeno per quanto riguarda le regionali, veniamo penalizzati dal fatto che il nostro candidato presidente non entri in Consiglio a causa di una legge elettorale che abbiamo cercato di modificare nella passata legislatura e che riproveremo a cambiare in quella attuale».
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