Da Sarajevo a Tirana i Paesi della regione puntano a crescere con il turismo
Arrivi in aumento in quasi tutte le nazioni. A Belgrado nel 2018 registrato un +12%, boom di turchi e di cinesi
Stefano Giantin
BELGRADO. In basso, sulla Sava, i locali e le discoteche costruiti sulle chiatte, gli “splav”, sono sempre strapieni di persone, moltissimi i giovani stranieri. Ballano, schiamazzano, bevono, allettati dalla convenienza dei prezzi. Anche al Kalemegdan, l’imponente antica fortezza nel cuore di Belgrado, lo scenario è cambiato rapidamente. Anni fa era raro vedere comitive di turisti scortate da una guida dalla bandierina in mano. Oggi, a ogni angolo, è visione comune.
«Per noi è importante essere in Europa e qui è un bel posto», dice della Serbia Cheney, atterrato da poco dalla Cina orientale. Serbia, aggiunge, dove «possiamo venire senza visti», il fattore d’attrazione più forte. «Pensavo di trovare un posto banale, invece sono sorpresa positivamente», racconta invece Nora, giovane finlandese che sta facendo un giro dei Balcani con lo zaino in spalla. «Siamo già state in Montenegro, in Croazia, ora la Serbia e poi Macedonia e Grecia», fa il sunto del gran tour balcanico la sua amica Essi.
Essi, Nora, il ragazzo cinese accompagnato dalla fidanzata con un ombrellino per proteggersi dal sole sono fra i molti turisti che scelgono la Serbia - e i Balcani in generale - per le loro vacanze. Sono cinesi, tedeschi, greci, russi, molti i turchi: una Babele che si può osservare d’estate ogni giorno, al Kalemegdan e non solo, in numeri sempre maggiori. Vengono qui «perché costa poco, si mangia bene, si sentono sicuri e se ne vanno soddisfatti», conferma Zlatan, un giovane che vende biglietti per le mini-crociere su Sava e Danubio. «Vediamo sempre più cinesi, per loro qui è come una “colonia” dove possono venire senza visti, ma anche turchi, che qui si sentono a casa, tra baklave e cevapi», aggiunge Nadja, una guida turistica.
Le impressioni sono confermate dalle cifre. I Balcani sono sempre più fonte d’attrazione per i visitatori stranieri, In Serbia, come si evince da dati pubblicati dal locale istituto di statistica Rzs, nei primi cinque mesi dell’anno si sono toccati 3,5 milioni di pernottamenti, un +5,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in crescita continua a partire dal 2014. Ma l’aumento di chi sceglie la Serbia per una toccata e fuga o per una vacanza è ancora più significativo se si guarda indietro al 2006. In quel caso la crescita nel giro di 13 anni è di oltre il 40%. E l’anno scorso si è registrato un +12% di arrivi totali, con un incremento in particolare degli stranieri. Anche quest’anno a farla da padrone sono proprio i cinesi, con un aumento del 31% negli arrivi.
Non va dimenticato poi che è un po’ tutta la regione, e non la sola Belgrado, a crescere nel settore, dopo anni di isolamento – in particolare per quanto riguarda la Serbia, ma per certi versi anche per la vicina Bosnia o la ingiustamente reietta Macedonia. Sarajevo ha registrato 300 mila turisti nei primi quattro mesi dell’anno, +14% rispetto al 2018; e «osserviamo ogni giorno maggiori presenze nella nostra città», tornata «sulla mappa mondiale» del turismo globale, ha detto il sindaco Abdulah Skaka, chiedendo ai suoi concittadini di dimostrarsi «buoni padroni di casa».
Secondo i dati dei vari uffici statistici nazionali, cresce anche la Macedonia, sebbene in maniera moderata, con un +2,4% di arrivi tra gennaio e aprile, mentre l’anno scorso è stato calcolato un +22% di pernottamenti di stranieri. Ed ecco poi l’Albania, dove si registra un +12% di arrivi ogni anno dal 2013, trend in via di conferma, la Romania (+9,9% i pernottamenti fino a maggio).
Mantengono il loro ruolo invece le nazioni tradizionalmente meta turistica, come il Montenegro, sempre più facilmente raggiungibile con le linee “low cost”, dove si sta registrando un +22,4% di pernottamenti e +15% di arrivi. O come la Croazia, dove si parla di 6,5 milioni di arrivi nei primi sei mesi dell'anno (+3%) e di 26 milioni di pernottamenti (+5%). In controtendenza, per ora, solo la Bulgaria, che vede affluire meno gente sulla costa del Mar Nero. Ma c’è ancora tempo per mutare il quadro, l’estate è lunga. —
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