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La “rivincita” di Castiglioni con mostra al Gopcevich, duecento moto d’epoca e il sorvolo di tre velivoli

Inaugurata ieri l’esposizione dedicata al finanziere-industriale che lanciò il marchio Bmw negli anni Venti ma che fu poi dimenticato

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l’evento



Troppa grazia, Camillo Castiglioni. Fino a qualche giorno fa pochissimi triestini rimembravano questo concittadino, nato nel 1879 e morto a Roma nel 1957, divenuto negli anni Venti e Trenta uno dei più importanti finanzieri europei, per tre lustri leader della Bmw. Corrispondeva con il Duce, sfidava Tito in tribunale. Un personaggio da film. E infatti la Tv austriaca sta raccogliendo idee e materiali per un programma da dedicargli. Con la morte scese la saracinesca dell’oblìo: da ebreo si era convertito alla confessione evangelica, ma alla fine non piaceva agli ex correligionari, non era gradito ai nuovi e neppure ai fascisti che non gli riconobbero il cambio di casacca nonostante la militanza d’antan. La spregiudicatezza negli affari non giovò alla memoria.

Ieri la rivincita in cielo e terra, davanti al mare. Piazza Unità riboccava di moto d’epoca, recate da coltivatori del vintage a due ruote provenienti da ogni parte del mondo. La manifestazione internazionale Fiva 2019 ha portato 150 mezzi schierati a U su apposite corsie rosse, mentre un altro centinaio di collezionisti parcheggiava vere ghiottonerie storiche a metà piazza, tra cui sidecar tedeschi risalenti alla Seconda guerra mondiale. Su un piccolo palco risaltavano le Bmw vincenti degli ultimi anni Trenta, prestate per l’occasione dalla casamadre monacense. Paolo Parlotti ed Emilio Terpin, esponenti del Moto Club triestino, facevano gli onori di casa. Se lo schieramento di moto rappresentava un metaforico presentat arm all’imprenditore che lanciò il marchio Bmw, a palazzo Gopcevich si inaugurava la mostra incentrata su Castiglioni, allestita nei tre spazi di sala Selva. Susanna Ognibene e Maurizio Martinenzi i curatori dell’esposizione e del libro-catalogo (se ne discuterà giovedì 4 alle 17.30). Civici Musei triestini, Fondazione Franco Bardelli, Fondazione Spirito-De Felice co-equipier dell’iniziativa. In platea il giornalista-saggista Gianni Scipione Rossi al cui libro “Lo squalo e le leggi razziali” (ed. Rubbettino) si deve la riscoperta di Castiglioni: presenterà stamane alle 11 il suo lavoro. La pronipote Claudia Castiglioni ha testimoniato la riconoscenza familiare alla memoria recuperata.

Nel caliente sabato Sala Bazlen non conosceva tregua: dopo la mostra, avanti con “la Trieste-Opicina motociclistica” scritta da Franco Damiani di Vergada. Peccato solo che l’eterno cantiere all’angolo delle Generali impedisca l’accesso dei visitatori dalle Rive. Ma il “Castiglioni-day” non era ancora finito. Verso le 14 ora italiana, mentre gli astanti si assiepavano all’ombra della residenza municipale e del palazzo lloydiano, tre velivoli, fabbricati sulla base dei modelli rivali che duellavano nel primo conflitto mondiale, sorvolavano piazza Unità. Dall’aereo, che rievocava Francesco Baracca con il Cavallino sulla fusoliera, sortiva una lunga scia tricolore. Giancarlo Zanardo ha spianato campi di mais a Nervesa della Battaglia per costruirvi un aerodromo, dal quale decolla con la sua squadriglia. Lo ha fatto per ricordare Camillo Castiglioni. —



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