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Fico porta a Berlino «cuore dell’Europa» la richiesta di verità per Giulio Regeni

I genitori scrivono al Bundestag: «Ritirare gli ambasciatori». E Toti si smarca da Fedriga: «Avrei lasciato lo striscione»

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TRIESTE Arriva a Berlino per la due giorni della commissione Affari esteri e comunitari di Montecitorio e il primo pensiero social è per Giulio Regeni. A confermare da che parte sta rispetto alle scelte della politica sugli striscioni da tenere appesi o da rimuovere.

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Roberto Fico, presidente della Camera, ricorda il giovane ricercatore ucciso in Egitto a inizio 2016 pubblicando su Facebook il murale a lui dedicato nella capitale tedesca. Un post che compare poi anche nella bacheca di Paola Deffendi, la mamma del ragazzo. Il ritratto, realizzato nella primavera di tre anni fa da El Teneen, pseudonimo sotto cui si cela uno degli artisti più influenti del paese nordafricano, si trova nel quartiere Prenzlauer Berg. Accanto al volto di Giulio si legge anche la scritta “ucciso come un egiziano”.



«Non è un caso che sia qui - scrive il presidente grillino della Camera - perché a questa città Giulio era particolarmente legato. Portare il suo caso nel cuore dell’Europa assume un forte significato. Non solo in un’ottica di solidarietà tra Paesi, ma anche perché Regeni era un cittadino e uno studioso europeo».

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La vicenda del ricercatore, la sua uccisione, i dubbi sulla volontà dell’Egitto di arrivare al colpevole saranno tra gli argomenti all’ordine del giorno degli incontri odierni della delegazione parlamentare, giunta ieri a Berlino sotto la guida della presidente Marta Grande (M5S). Che, ieri, ha letto ai deputati tedeschi una lettera scritta dai genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, per chiedere il ritiro degli ambasciatori. «Dichiarare l’Egitto Paese non sicuro e richiamare i nostri ambasciatori potrebbe essere un segnale forte di pretesa di rispetto dei diritti umani - si legge nel testo -. In quel Paese sono stati violati tutti i diritti umani, compreso il diritto di tutti noi ad avere verità. Chiediamo a voi di non lasciarci soli nella nostra pretesa di verità. Giulio era un cittadino europeo e merita l'impegno di tutte le nostre istituzioni».

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Un impegno che Fico è tornato ad assicurare, anche ieri. «Ringrazio Wolfgang Schäuble, presidente del Bundestag, per aver risposto con sensibilità e attenzione all’appello fatto nei mesi scorsi - scrive ancora Fico su Fb -. Parleremo del caso di Regeni ma anche di altri temi che riguardano l’Europa, in una fase complessa e delicata come quella del dopo elezioni».

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Probabile che oggi Fico si esponga anche sulla decisione del governatore Fvg Massimiliano Fedriga, e pure del sindaco leghista di Sassuolo Gian Francesco Menani, di rimuovere dai Palazzi della Regione lo striscione giallo che chiede verità per Giulio. Un’iniziativa bocciata dal collega della Liguria Giovanni Toti che ieri, ad Agorà sui Rai 3, ha dichiarato che lui, quel simbolo, l’avrebbe lasciato. «Non vedo per quale ragione rimuovere una cosa che è nelle coscienze di tutti e per cui abbiamo bisogno di sapere la verità - le parole del governatore forzista -. Dobbiamo rispettare l'Egitto, abbiamo accordi economici importanti, ma non significa non pretendere la verità da un paese che tra l'altro dovrebbe essere per molti aspetti nostro alleato».

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A intervenire è anche il capogruppo del Pd Sergio Bolzonello che sollecita: «Non deve sfuggire a nessuno come nelle controversie internazionali sia importantissima la presa di posizione dei governi e delle Istituzioni locali come elemento di pressione perché non venga ostacolata la ricerca della verità e si possa aiutare a costruire un clima favorevole all'accertamento dei fatti e a che sull'orribile fine di Giulio Regeni venga fatta giustizia». Il Pd, prosegue Bolzonello, «fa la sua parte appendendo alle finestre degli uffici nelle sedi Trieste, Pordenone e Udine la scritta su fondo giallo “Verità per Giulio Regeni”. Nessuna intenzione di strumentalizzare i comportamenti altrui. Semplicemente non condividiamo la scelta del presidente Fedriga e ribadiamo la nostra posizione di vicinanza alla famiglia».

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Domani alle 11, contro un «grave gesto simbolico, la rinuncia a chiedere giustizia», si alzerà anche la voce della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, in conferenza a Trieste al Caffè San Marco con altre 14 associazioni che si sono mobilitate negli anni a sostegno dell’operazione verità e che considerano «inaccettabile» la rimozione dello striscione in Regione. —
 

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