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La Regione rimuove lo striscione per Giulio: l’indignazione social della mamma Paola e di oltre 3.500 firme

Adesioni a raffica alla petizione online che chiede alla giunta di riappendere il cartello. In rete si schiera anche Fabio Fazio

2 minuti di lettura

TRIESTE Il social è la via più immediata per comunicare senza troppe parole. La mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, lo fa postando su Facebook e retwittando messaggi in memoria del ricercatore ucciso in Egitto e di contestazione per la decisione del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga di togliere dai palazzi della Regione il cartello che chiede verità per Giulio e che già più di 3.500 persone, dopo due giorni di petizione online su change.org, vorrebbero vedere riappeso.

, come nuova immagine di copertina, la signora Paola pubblica un disegno di Mauro Biani, vignettista de Il Manifesto, con il ragazzo in primo piano e altri giovani alle spalle.

Ma aggiunge altre immagini di cartelli per la verità, raccogliendo duri commenti contro l’iniziativa di Fedriga.

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La mamma di Giulio usa poi Twitter per ridiffondere vari messaggi di partecipazione.

Di chi si fotografa con un oggetto giallo per Giulio, di chi parla di un «atto oltraggioso che offende noi friulani», di chi rilancia: «Loro lo ritirano, noi non ci arrendiamo».

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Di chi come il conduttore televisivo Fabio Fazio trasmette ai genitori «solidarietà, vicinanza e affetto», mentre il giornalista Beppe Giulietti chiede di ritirare non gli striscioni, ma l’ambasciatore, e attacca: «Prima gli italiani non vale per Giulio Regeni?».

E poi c’è Gianni Cuperlo, ex parlamentare del Pd, che scrive a Fedriga su Fb: «Presidente, mi rivolgo a te nella maniera più semplice e diretta. Fai riappendere sul palazzo della Regione lo striscione». Cuperlo ricorda quindi all’esponente leghista che Giulio «è nato e vissuto nella terra che governi, ha frequentato le aule del liceo Petrarca a dieci minuti a piedi dalla tua scrivania».

E aggiunge: «Te lo dico con la sincerità che può vivere anche tra avversari politici, a tutti capita di sbagliare. Ma le persone mature sanno correggere un errore, soprattutto se comprendono di avere ferito la sensibilità di tanti. Anche per questo rimettilo quel segno di civiltà, è una testimonianza per tutti coloro che vogliono ricordare uno splendido ragazzo e chiedono giustizia. Se lo farai in tante e tanti te ne saremo grati».

ha rimosso il simbolo.

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«Resta ferma la nostra solidarietà alla famiglia, non aveva più senso tenere ancora lì lo striscione – la sua spiegazione –. È una vicenda non più di attualità e tra l’altro in centro storico stava anche male, tutto impolverato».

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Fedriga, due giorni fa, aveva a sua volta spiegato: «Qualcuno vuole fare polemica a prescindere e utilizzare quella vicenda da un punto di vista politico. Io ho fatto una scelta chiara, quella di non portare nella mischia politica il dramma e la morte di un ragazzo». Secondo la senatrice del Pd Tatiana Rojc, tuttavia, «la scomparsa degli striscioni per Regeni risponde a una precisa linea di politica estera della Lega, oltre che alla predisposizione a mettere sotto il tappeto le questioni dei diritti umani. I legami tra Salvini e l’Egitto di Al Sisi sono noti e rivendicati. Fedriga semplicemente si allinea, alza la voce e cita altre vittime non per allargare il ricordo a loro, ma per mettere da parte Giulio». —


 

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