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Muore a 70 anni in casa di cura a Trieste, il pm indaga

Aperto un fascicolo per appurare le cause del decesso di un uomo che, dopo una caduta, è peggiorato di giorno in giorno

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TRIESTE La Procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo sulla morte di un settantenne triestino, deceduto il primo giugno alla Pineta del Carso di Aurisina in circostanze al momento non chiare. L’inchiesta, per ora contro ignoti, è nelle mani del pm Federica Riolino, che ha disposto l’autopsia sul cadavere, eseguita nei giorni scorsi.

L’esposto è stato presentato dai familiari per appurare se le cure e l’assistenza fornite al proprio caro (C.P. le sue iniziali), ricoverato inizialmente per una banale caduta in casa, siano state adeguate nell’intero periodo di degenza: durante i giorni trascorsi alla Rsa San Giusto, all’ospedale di Cattinara e quindi nella struttura di Aurisina, dove è spirato. I familiari si sono appoggiati a una società specializzata nella tutela dei diritti dei cittadini, lo Studio 3A-Valore spa con sede a Mestre.

Tutto è cominciato con un incidente domestico, dunque, avvenuto lo scorso febbraio: una banale caduta in casa, da cui il paziente non si è poi più rimesso. Il quadro clinico è precipitato per motivi tutt’ora sconosciuti: al settantenne non erano state diagnosticate fratture o lesioni, ma non riusciva più a camminare. Di qui il ricovero presso la Rsa San Giusto.

L’uomo continuava a peggiorare, incomprensibilmente. «Oltre a non aver più recuperato la capacità di deambulazione – fa notare lo studio che si sta occupando del caso – C.P. ha cominciato a palesare difficoltà di ingestione dei cibi, con conseguenti rigetti. Problema che fino ad allora non si era mai manifestato. Non ha sortito effetti rilevanti neanche la degenza a Cattinara, dal 17 al 26 aprile, a causa un’accentuazione della disfagia».

In ospedale il paziente è stato sottoposto innanzitutto a una radiografia toracica, in ragione dei suoi problemi polmonari: una massa tumorale ritenuta «sospetta» oltre alla polmonite dell’anno precedente.

C’è un legame con il decesso, anche se il calvario era iniziato con la caduta? Sono stati eseguiti tutti gli esami necessari? Sarà l’indagine giudiziaria a chiarirlo.

Dopo il rientro a casa, è stato attivato il servizio di assistenza domiciliare per mantenere l’idratazione del paziente, che è stato poi visitato da un nutrizionista. Il quale, visto l’ormai evidente stato di denutrizione, aveva espresso la necessità di intervenire con altri metodi di somministrazione degli alimenti.

Ma per garantire un’assistenza “h24”, il settantenne è stato accolto all’Hospice della Pineta del Carso. Il ricovero è cominciato il 24 maggio, quando il paziente era ancora cosciente e vigile.

Da quel momento in poi la situazione si sarebbe ulteriormente aggravata. E dopo il decesso, i parenti hanno sporto denuncia. Nelle scorse settimane, fa sapere lo studio legale, i Carabinieri si sono presentati nella casa di cura per acquisire le cartelle cliniche. L’esito dell’autopsia è atteso nelle prossime settimane. —




 

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