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Crollo del palco al palasport, seconda condanna

Un anno, 10 mesi e 15 giorni al promoter Tramontin per non aver designato un professionista che vigilasse sulla struttura

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TRIESTE Il titolare dell’Azalea Promotion Loris Tramontin, imputato nel processo sul crollo del palco al PalaTrieste in cui aveva perso la vita il giovane Francesco Pinna addetto al montaggio, è stato condannato. La tragedia si era consumata il 12 dicembre del 2011. Su quel palco avrebbe dovuto esibirsi Jovanotti.

Un anno, 10 mesi e 15 giorni di reclusione con la condizionale, oltre al pagamento delle spese processuali: questa la sentenza pronunciata ieri pomeriggio dal giudice Massimo Tomassini.

Tramontin, difeso dall’avvocato Riccardo Cattarini, e l’Azalea (la società friulana che promuove e organizza concerti è coinvolta come responsabile civile ed è difesa dall’avvocato Caterina Belletti) sono stati inoltre condannati al risarcimento in solido dei danni subiti dalla parte civile. Si tratta, in questo caso, di un giovane operaio – difeso dall’avvocato Rino Battocletti – che era stato ferito a causa dell’incidente. L’ammontare del risarcimento è ancora da quantificare.

L’imprenditore e l’azienda dovranno anche rifondere la parte civile per le spese di costituzione e difesa: 12.361,09 euro; in buona sostanza il rimborso delle spese processuali sostenute.

Tramontin è stato imputato per disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Secondo l’accusa del pm Matteo Tripani, titolare del fascicolo, il rappresentante dell’Azalea (nel suo ruolo di committente) non aveva designato un “coordinatore per l’esecuzione”. Cioè una figura specializzata a vigilare sulla sicurezza e quindi, nel caso specifico, idonea a verificare le problematiche strutturali del palco, sospendere i lavori e far allontanare il personale impiegato nel montaggio.

A detta del pm la norma in materia (d.lgs 81/2008) lo prevedeva anche per l’allestimento dei palchi. Posizione, questa, contestata dalla difesa, secondo cui nel caso dei concerti non era mai stata nominata una figura del genere.

Ma un coordinatore, ha insistito in aula il pm Tripani, in quel drammatico giorno, si sarebbe accorto delle problematiche strutturali. «Anche il più mediocre», ha detto. «Il Tribunale – ha ribattuto dal canto suo l’avvocato Cattarini – ha lavorato su un’ipotesi. Cioè che se ci fosse stato il coordinatore, questa figura avrebbe sospeso i lavori e avrebbe fatto sgomberare il personale. Il Tribunale dà questa ipotesi per dimostrata, noi riteniamo che non lo sia». Con buona probabilità la difesa ricorrerà in appello.

Il palco era collassato per un eccesso di carico, come è già stato provato. Una tragedia causata sia dagli errori di progettazione che dalla carenza di indicazioni nel montaggio. Un primo step della vicenda si era già chiuso con una condanna, quella di Andrea Guglielmo: è l’ingegnere che era stato incaricato in quell’occasione della verifica statica dell’impalcatura collassata. Guglielmo era finito sotto processo per disastro e omicidio colposo in quanto ritenuto responsabile di aver valutato in modo errato i “carichi appesi”. —


 

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