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«Il passato di Trieste è il futuro dell’Ue»

Il giornalista ungherese Techet dialogherà con Caracciolo «La convivenza non è utopia, è la storia di questa città»

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«Nel passato di Trieste l’Unione europea può trovare le chiavi per il proprio futuro». Il giornalista e storico ungherese Péter Techet sarà oggi alle 10.30 al Circolo della stampa di Corso Italia 13, dove dialogherà con il direttore di Limes Lucio Caracciolo in un incontro intitolato “Trieste. Una nuova capitale per una nuova Europa?”. Sarà introdotto da Pierluigi Sabatti, presidente del Circolo, e modererà Riccardo Laterza di Tryeste.

Techet, lei ha scritto un articolo in cui lancia l’idea di Trieste come capitale Ue. Una provocazione, d’accordo, ma a qual fine?

È un’idea provocatoria, ovviamente, ma quel che volevo dire è che diventare più Europea e Mitteleuropea può essere una soluzione per Trieste, ora un po’ periferica rispetto all’Italia. L’obiettivo della provocazione è raggiunto, visto che se n’è parlato anche qui. (Ride ndr)

In un Europa in cui rinascono i nazionalismi, Trieste può essere un modello alternativo?

Certamente, se si pensa alla sua storia imperiale. Parlare d’Austria-Ungheria non significa per forza compiere un’operazione nostalgica, può essere anche un modello per il futuro: più cosmopolita, transnazionale. Un futuro alternativo rispetto a quello dei nazionalismi. Anche qui c’è un nazionalismo basato sull’idea di “Trieste italianissima”, che ho voluto contrastare con il mio articolo. Vale per Trieste come per gli altri Paesi. I nazionalisti di oggi parlano dell’Ue come quelli di ieri parlavo dell’impero. Marine Le Pen ha definito l’Ue «prigione dei popoli».

Ci si può ancora ispirare all’AU, quindi.

Non del tutto, visto che non era uno stato democratico. Ma l’idea di uno stato plurilingue, con molti popoli è valida ancora oggi. Quell’impero ha funzionato per secoli in quel modo: non è utopia, è la storia di Trieste. È stato il nazionalismo a metterlo in crisi, come i nazionalisti di oggi con l’Ue. E la storia di Trieste nel resto del Novecento mostra cosa succede quando i nazionalismi prevalgono.

Anche in Ungheria il populismo di destra prevale.

Il governo Orbàn è veramente un politico autoritario. L’opposizione è debole e disunita, ma non è solo questo: l’esecutivo dispone di mezzi, come il controllo dei media, sufficienti a limitare la loro capacità di azione. Quindi non è solo la debolezza dell’opposizione, è la realtà autoritaria del potere. —



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