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Caso Serbia-Kosovo al tavolo di Berlino. Altolà degli esperti: non toccare i confini

Dossier di European Stability Initiative: è un vaso di Pandora. Fra le proposte un’Area Schengen nella regione ex jugoslava

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BELGRADO. Dopo la “mission impossible” della Brexit, un’altra missione “disperata” attende la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron domani a Berlino. Sul tavolo ci saranno i Balcani occidentali con al centro la “patata bollente” del Kosovo e della fine della mediazione con la Serbia, su un binario morto. Guardare al futuro senza ripetere gli errori del passato sembra la parola d’ordine che connoterà i lavori cui prenderanno parte anche tutti i principali leader dell’area. Anche se l’atmosfera è già densa del sapore (balcanico) di alcune proposte di mediazione lanciate tra le quinte diplomatiche da Belgrado e Pristina che parlano di un possibile scambio di territori: il sud est del Kosovo a maggioranza albanese e minoranza serba andrebbe a Pristina in cambio della parte settentrionale, a maggioranza serba, che andrebbe invece a Belgrado.

Ma proprio alla vigilia del vertice di Berlino la European Stability Initiative (Esi), un think-tank formato da esperti, sostiene nel suo ultimo rapporto che Bruxelles dovrebbe respingere l'idea di ciò che è stato propagandato come «correzioni di frontiera» tra Serbia e Kosovo e fare pressione su Belgrado per fermare la sua retorica «guerrafondaia». Il rapporto dell’Esi, pubblicato giovedì scorso, afferma che il presidente serbo Aleksandar Vučić ha avuto un sorprendente successo nel riconfezionare «l'idea nazionalista di ridisegnare i confini sulla base dell'etnia» come pensiero progressista e non convenzionale. «L'Unione europea - si legge nel rapporto - dovrebbe chiudere immediatamente la scatola di Pandora di ulteriori colloqui sul ridisegno dei confini balcanici». L’Esi ha inoltre osservato che i funzionari serbi hanno parlato di una presunta minaccia derivante dall'istituzione di una "Grande Albania", mentre il ministro degli Esteri Ivica Dačić ha menzionato l'idea di un intervento militare a fianco della popolazione prevalentemente serba nel nord del Kosovo.
 
L’Ue, secondo il rapporto, «dovrebbe avvertire Aleksandar Vučić che ... le minacce di intervenire militarmente nel Nord del Kosovo sono inaccettabili».
Tornando al summit di Berlino la Germania e la Francia e altri membri dell'Ue dovrebbero anche chiarire che sono pronti ad assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza nei Balcani occidentali, se in qualsiasi momento il presidente degli Stati Uniti Donald Trump decidesse di ritirare tutte le truppe statunitensi dall’area, scrive sempre l’Esi. L’Europa dovrebbe anche essere pronta ad offrire a Serbia e Kosovo e a tutti gli altri Paesi balcanici «alla prospettiva di reali e tangibili progressi» verso l'adesione. «Dal momento che la piena adesione rimane improbabile per qualsiasi Stato in via di adesione prima del 2025 - scrive l’Esi - potrebbe essere fissato un obiettivo concreto, ambizioso e significativo per tutti i Paesi dei Balcani occidentali: raggiungere gli standard richiesti per diventare membri a pieno titolo del mercato comune entro il 2025». I Paesi dei Balcani dovrebbero essere gradualmente inclusi nelle politiche regionali e di coesione dell'Ue, e Bruxelles dovrebbe anche sostenere la regione verso uno “spazio Schengen dei Balcani occidentali” entro il 2030, con l'obiettivo concreto che tutti i confini balcanici diventino "invisibili".
 
Molto realistica la presa di posizione del commissario Ue all’Allargamento Johannes Hahn. «L'obiettivo principale» del vertice di Berlino, organizzato da Germania e Francia, «è sbloccare lo stallo nel dialogo tra Belgrado e Pristina», afferma. «È chiaro - prosegue Hahn - che un accordo deve giungere dai due Paesi e una soluzione imposta esternamente non può funzionare». E l'Alto rappresentante Federica Mogherini conferma che «l'integrazione europea dei Balcani occidentali è una priorità politica per l'intera Ue». «Una soluzione alla questione del Kosovo - conclude - e alla stabilità e ai progressi negli altri Paesi della regione saranno raggiunti solo se agiremo all'unisono e daremo ai Balcani occidentali una prospettiva europea credibile». —
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