TRIESTE Si comincia dall’attuale Museo del mare nell’attesa e nella speranza che diventi un multiplo. Il Comune, con uno scabro comunicato come si conviene alle grandi gesta cui non convengono troppe parole, ha ieri annunciato che il Museo del mare “junior” di Campo Marzio chiude i battenti perché beni, oggetti, reperti saranno traslocati in una sezione del Magazzino 26 in Porto vecchio.
Volontà del Comune, come ha annunciato il direttore dei Civici musei Laura Carlini Fanfogna, è riallestire celermente la collezione al primo e secondo piano (già restaurati) del “26”, proprio sopra alla mostra dedicata al Lloyd Triestino, intitolata “Deposito a vista” e visitabile venerdì-sabato-domenica. Celermente si diceva, in quanto l’obiettivo è inaugurare la nuova sede in tempo per l’edizione 2019 della Barcolana, in programma domenica 13 ottobre. L’operazione viene condotta in collaborazione con la Soprintendenza.
L’esposizione dovrebbe essere poi allargata a parte del terzo piano, dove - da quanto si può capire nella turbinosa e cangiante contemporaneità del “26” - dovrebbe confinare con le masserizie istriane a loro volta trasferite dal Magazzino 18. Il direttore Carlini Fanfogna pensa di fare dello “junior” ex Campo Marzio così riallestito un «laboratorio», che anticipi e prepari il Museo “senior” quando entrerà in servizio nel 2024. Il trasloco non avverrà immediatamente, perché la prima fase, in programma a partire dalla presente settimana, riguarderà ricognizione dei beni, verifica e valutazione dei singoli reperti, predisposizione della documentazione e programmazione dei trasporti per il trasferimento delle collezioni.
Lo “junior” ex Campo Marzio venne fondato nel 1904 e, oltre a un’ampia rassegna di modelli nautici riproducenti navi di varie epoche, ospitava sale monografiche dedicate a Guglielmo Marconi, con il fatidico tasto telegrafico, e a Josef Ressel, inventore dell’elica. C’era anche un’apposita sezione riservata alla pesca adriatica.
Da rammentare poi la storia nella storia: il trasferendo Museo occupava una palazzina-magazzino all’angolo tra Campo Marzio e riva Ottaviano Augusto, costruito nei primi decenni del 1700 quando l’area funzionava da lazzaretto per le quarantene navali. In un secondo tempo, a causa di un incidente accaduto nel Castello di San Giusto, accolse la direzione di artiglieria, per essere adibito a sito museale nel 1968, previo progetto di ristrutturazione eseguito da Umberto Nordio.
Le collezioni museali, che erano inizialmente incentrate sulla pesca, vennero ampliate e allestite dapprima in via Sanità (poi Diaz) e in seguito in via dell’Annunziata a cura della Società adriatica di scienze naturali. Da notare che la palazzina, in considerazione del suo passato castrense, non appartiene al Comune, che paga l’affitto, ma al Demanio: è uno dei beni, insieme alla Pineta barcolana e all’ex caserma Duca delle Puglie in via Cumano, di cui il Municipio anela al trasferimento, come da pre-intesa negoziata con gli interlocutori romani. Dal punto di vista organizzativo, il Museo del mare è inserito negli istituti culturali scientifici del Comune, insieme al Museo di Storia naturale, all’Aquario, all’Orto botanico. Durante il 2018, stando alle statistiche diffuse dal Municipio, ha ricevuto 9554 visitatori, con una media giornaliera attorno alle 30 presenze, quasi il doppio rispetto ai dati del 2015. Non si può dire che sia un museo che abbia bucato il video: alla fine del primo decennio Duemila (Dipiazza 2°) furono ristrutturati gli esterni.
Allo stesso periodo risalivano le mostre su Carlo Sciarrelli, sui Cosulich, sulle navi “bianche”. Ogni estate vi approdavano spettacoli serali, che fruivano del vasto giardino. Comunque il suo destino è già stato rogitato perchè, come logico, le collezioni saranno inglobate nel progettando “senior”. Come sommariamente riferito, al terzo piano di quella sezione del “26” dovrebbero affluire anche le masserizie degli esuli istriani, attualmente accolte al Magazzino 18. C’è un sì di massima da parte del Comune e dell’Irci, ma tutto andrà coniugato nella pratica. Irci insiste affinché non solo le masserizie, ma anche la collezione di via Torino ormeggi in Porto vecchio, per dare razionalità e completezza alla musealità adriatico-orientale. —