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Trieste, la Lega frena e fa saltare l'elezione del nuovo presidente del Consiglio

L’opzione Codarin non ricompatta il centrodestra. La nomina del successore di Gabrielli rinviata a dopo il voto sul bilancio

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TRIESTE Una maggioranza intasata da frizioni interne ha rimandato la scelta sul prossimo presidente del Consiglio. Ordine del giorno alla mano, ieri l’aula avrebbe dovuto scegliere il successore del civico Marco Gabrielli, dimessosi la scorsa settimana. Perplessità e “appetiti” del Carroccio, però, hanno portato il centrodestra a rimandare la scelta di un bel po’, addirittura a dopo il voto sul bilancio.

Questo, brevemente, l'ordine dei fatti. Il vicepresidente e facente funzioni Igor Svab (Pd) ha dichiarato all’inizio della seduta: «L’elezione del nuovo presidente è prevista per oggi da un ordine del giorno, l’ho annunciato anche nell’ultima conferenza dei capigruppo. Chiedo all’aula di procedere a metterlo al primo posto nell'ordine dei lavori».

Il capogruppo della Lista Dipiazza Vincenzo Rescigno, però, s’è però messo di traverso: «Chiedo per mozione d’ordine che l’elezione del presidente venga rimandata a dopo il voto sul bilancio (previsto per le prossime sedute ndr)». Il consigliere del Movimento 5 Stelle Paolo Menis ha cercato di affondare la proposta di Rescigno: «La legge ci impone di nominare il presidente come uno dei primi atti della consigliatura. Per analogia reputo necessario procedere, prima di ogni altro atto, alla nomina del nuovo presidente. Altrimenti è il caso di sospendere il Consiglio in attesa che la maggioranza trovi un accordo, perché di questo si tratta». Il segretario generale Santi Terranova è intervenuto a quel punto con una precisazione tecnica: «Il presidente deve essere eletto nella prima seduta perché nessun altro può fare le sue veci, così non è ora, quindi l’analogia non è valida». A quel punto la maggioranza ha approvato il rinvio.

Ma qual è il retroscena del botta e risposta? Come annunciato nei giorni scorsi, il centrodestra sembrava aver trovato una quadra attorno al nome di Massimo Codarin, consigliere della Lista Dipiazza. Moderato politicamente, membro della civica del sindaco, era considerato la figura adatta a succedere a Gabrielli.

Ieri mattina, però, la Lega ha scombinato le carte. A prendere la parola il segretario provinciale e assessore regionale Pierpaolo Roberti, che ha scritto il seguente post su Facebook: «La gatta frettolosa fa i gattini ciechi. La scelta sul presidente del Consiglio comunale di Trieste è cosa seria che non può essere discussa sui giornali senza un confronto in maggioranza. Una settimana in più per pensarci non potrà che far bene a tutti».

Già nel pomeriggio tutti sapevano che la richiesta del Carroccio sarebbe stata accolta, lo confermava lo stesso sindaco Roberto Dipiazza. Le ipotesi sul risultato che la Lega punterebbe a ottenere si sprecano. I nomi dei possibili candidati leghisti sono quelli di Manuela Declich ed Everest Bertoli: entrambi consiglieri esperti, ma al contempo approdati di recente nelle fila salviniane, dopo lunga militanza in Forza Italia. Sia Bertoli che Declich dovrebbero però fare i conti con il boicottaggio dei forzisti, poco propensi a dare il voto a dei “traditori”. «Per noi andava benissimo Codarin, non sappiamo perché quelli si siano messi a frenare», commentava ieri sera un esponente berlusconiano. Non è da escludere, però, che i leghisti tirino per le lunghe l’elezione del presidente per ottenere qualcosa in più in qualche partita futura, ad esempio in caso di eventuali rimpasti di giunta.

Anche all’interno della stessa Lista Dipiazza, infine, il nome di Codarin non è l’unico a girare. Anche Roberto Cason e Francesco Dipiazza, consiglieri e presidenti di commissione, sono tuttora considerati dei papabili. —




 

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