Salta la sagra di Sant’Anna soffocata da burocrazia e costi
Gli organizzatori possono contare ormai solo su 7 volontari dei 13 del passato Il comitato: «Una sconfitta dopo 42 edizioni. La città dica se ha a cuore l’evento»

Dopo 42 anni, Gorizia e i goriziani con ogni probabilità perderanno la sagra di Sant’Anna. La notizia è di quelle che non lasciano indifferenti, perché stiamo parlando di una delle manifestazioni storiche della città e di un appuntamento fisso per moltissime persone nel cuore dell’estate. Un evento che da anni – come del resto tutto quelli analoghi realizzati da associazioni e volontari – soffriva per il costante aumento di costi, incombenze burocratiche e regole da rispettare, ma che sin qui era sempre stato confermato proprio per la sua importanza per la comunità.
Stavolta, invece, sembra proprio destinato ad arrivare lo stop. Se momentaneo o definitivo, solo il tempo potrà dirlo, ma quel che pare certo è che a meno di clamorosi colpi di scena il prossimo luglio la sagra non ci sarà. I primi ad apprendere la notizia sono stati i parrocchiani di Sant’Anna, che hanno trovato sul bollettino “Sette Giorni” una nota che spiegava che «nell’ultima riunione del Consiglio pastorale abbiamo preso atto che non ci sono le condizioni per uno svolgimento regolare della sagra di Sant’Anna», precisando che il direttivo del comitato organizzatore è in gran parte dimissionario e che in aiuto dei pochi giovani rimasti non è arrivato alcun aiuto se non «manifestazioni di meraviglia e rammarico». Allo stato attuale, dunque, è stato deciso che la giornata patronale del 26 luglio verrà celebrata ugualmente solo con una «festa per le famiglie, una liturgia solenne e un’iniziativa di incontro amicale a livello parrocchiale», come si legge ancora sul bollettino “Sette Giorni”.
La sagra di Sant’Anna dunque va in soffitta, almeno per il 2019, e la conferma arriva dalle parole di Francesco Mocilnik, membro del comitato organizzatore e una delle anime dell’iniziativa. «Abbiamo deciso di predisporre un comunicato ufficiale con il quale spiegheremo nel dettaglio alla cittadinanza la situazione – spiega –, ma quel che posso dire è che le difficoltà che già avevamo dovuto superare negli anni scorsi questa volta si sono rivelate insormontabili. Il problema è legato soprattutto all’enorme lavoro di allestimento e organizzazione da svolgere prima e dopo la sagra».
Del gruppo di circa 13 persone che solitamente lavorava all’avvenimento, ora ne sono rimaste 7, i membri del direttivo guidato da Valentina Perissinotto. Sullo sfondo ci sono ovviamente le incombenze sempre più pressanti che i volontari. Una vera giungla burocratica. «Ci sono mille moduli e richieste da compilare tra l’altro ormai sempre online, con modalità che complicano il lavoro anziché semplificarlo – dice ancora Mocilnik –, per non parlare della miriade di corsi da seguire: sulla sicurezza, sulle norme antincendio, sulla conservazione degli alimenti. Sta di fatto che ci siamo ritrovati davvero in pochi, troppo pochi, a dare la disponibilità per continuare».
Quella di fermarsi è, evidentemente, una scelta sofferta. E così dagli organizzatori arriva una sorta di appello alla città. «Dal punto di vista umano, dopo tanti anni, è un dolore oltre che una sconfitta – dice Francesco Mocilnik –, ma in questo modo speriamo anche di lanciare un messaggio alla città, per capire se i goriziani hanno davvero a cuore la sagra, o se è un qualcosa che non interessa più». —
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