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Amianto anche in casa, nuova tegola per i condomini sfollati di via Ceriani

Assemblea straordinaria giovedì con l’amministratore per gestire la vicenda delle bonifiche. Interrogativi su costi e tempi

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TRIESTE Dopo quattro giorni di black-out è tornata a scorrere l’energia elettrica nel condominio di via Ceriani, teatro martedì di un violento rogo che ha provocato l’evacuazione di venti persone. Lo ha comunicato un incaricato dell’Enel all’amministrazione comunale, regista delle operazioni di supporto agli sfollati, sui quali cadrà anche la tegola dell’assai probabile bonifica dell’amianto, la cui presenza è data praticamente per certa al pianoterra dello stabile, ma potrebbe risultare pure in ulteriori parti comuni. Per questi aspetti si attende l’esito della campionatura svolta giovedì dai tecnici Arpa.

La rimozione delle fibre, un onere non da poco se le metrature dovessero risultare consistenti, potrebbe comunque trovare copertura nella polizza assicurativa stipulata dai condomini: la trattazione del tema, riguardando spese ingenti, sarà oggetto di un’assemblea straordinaria indetta per giovedì. Attraverso il fumo, particelle di amianto – questa l’ultima notizia di ieri – si sarebbero depositate anche in un appartamento al quarto piano occupato da inquilini in affitto, attraverso il varco di una porta. Le pareti risultano completamente annerite, a terra si è depositata la polvere della combustione. Pertanto, per ripristinare la salubrità degli spazi domestici, una ditta specializzata dovrà mettersi al lavoro. Intanto, sul fronte delle indagini – la magistratura è stata informata dell’incendio e ora farà le proprie valutazioni – l’ipotesi dell’evento accidentale è accreditata. Invece impossibile, stando allo stato di distruzione delle cose, discernere se il fuoco sia divampato dai quadri elettrici e il resto degli impianti condominiali oppure dai contatori, di pertinenza Enel.

Lo confermano i vertici del comando provinciale dei Vigili del fuoco, chiamati a stilare una relazione sul punto. Per capirlo serviranno approfondimenti. Non è chiaro neppure, sempre in conseguenza del particolare stato di deterioramento del materiale recuperato e oggetto di analisi (sono rimasti solo i cavi “nudi” in rame), se si sia sviluppato un corto circuito oppure se le fiamme siano partite da un surriscaldamento. L’unico dato certo, oltre all’apparecchiatura non modernissima per via dell’età del palazzo, datato 1971, è il punto di origine del fuoco: l’armadio in legno, posto all’ingresso, che custodiva quadri e contatori.

Incontrovertibilmente le caratteristiche dell’incendio di martedì ricalcano il canovaccio di roghi scaturiti da combustioni di parti elettriche: il fumo denso e acre deriva proprio dalla liquefazione dei rivestimenti in plastica dei fili. Quanto alla gestione degli sfollati, l’ex consigliere comunale Bruno Bonetti, notoriamente di idee politiche difformi da quelle dell’amministrazione ammette che «il Comune si è dimostrato attivo ed efficiente e non mi riferisco solo al sindaco, ma anche al personale degli uffici e pure a quello della casa di riposo, che ha messo a disposizione perfino la figura di una psicologa per chi è rimasto sotto choc per l’accaduto», spiega. Chiaramente questi sono giorni di grande disagio per chi è ricoverato in un albergo oppure, per via degli animali di affezione, ospitato da parenti e amici. L’auspicio, per tutti, è di lasciarsi il prima possibile questa storia alle spalle.

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