Passaporti in vendita, l’Ue accende un faro: «Attenti a sicurezza e denaro sporco»
Dal Montenegro alla Bulgaria, sotto osservazione i progetti che danno cittadinanza e residenza in cambio di investimenti
Stefano Giantin
BELGRADO Sono delle “esche” per attirare preziosi fondi, fornendo come contropartita cittadinanza o permessi di soggiorno a ricchi tycoon extracomunitari. Vanno per la maggiore in molti Paesi balcanici, in testa la Bulgaria, ma anche in Montenegro – in pole per l’adesione alla Ue – in Croazia e in altre parti dell’Est Europa. Ma si tratta di programmi che sono un’arma a doppio taglio, potenziale porta per crimine organizzato e magnati dal dubbio passato. Ed è per questo che la Ue ha posto ieri ufficialmente sotto osservazione gli spesso controversi progetti che offrono cittadinanza – ma anche la residenza - in Paesi europei in cambio di investimenti.
Gli «schemi» di vendita dei passaporti, in particolare, rappresentano una «minaccia» concreta per l’Unione in termini di «sicurezza», ha ammonito la Commissione europea rendendo pubblico un ampio rapporto sul fenomeno. Il problema sono le maglie nella concessione di documenti personali, a volte troppo larghe, in considerazione del fatto che consentono di entrare e circolare liberamente in tutta la Ue.
Quali i pericoli? «Riciclaggio di denaro, evasione fiscale e corruzione», ma anche l’«infiltrazione del crimine organizzato», ha lanciato l’allarme Bruxelles. Avvertimento rivolto anche alla Bulgaria, assieme a Cipro e Malta fra i tre Paesi Ue che rilasciano i cosiddetti «golden passports», passaporti Ue per investitori che siano pronti a far affluire a Sofia tra i 500 mila e i 3 milioni di euro. Secondo la Bulgaria, sono 50 i naturalizzati in questo modo dal 2013, ma stime Ue parlano di 363 tra 2012 e 2017, incasso 162 milioni.
Impossibile sapere quanti imprenditori “sospetti” siano diventati bulgari negli ultimi anni, ma il quadro non è ottimistico. Lo ha implicitamente ammesso il ministero della Giustizia che ha anticipato come imminente la sospensione del programma - ufficialmente per non aver fruttato i benefici attesi - in un Paese ancora scosso dallo scandalo della presunta concessione di 40 mila passaporti in cinque anni a stranieri, che avrebbero pagato mazzette dai 500 ai mille euro per favorire l'esito delle pratiche e provare illecitamente lontane origini bulgare. Passaporti d’oro che, oltre che in Moldova (Paese senza visti per l'Ue), da gennaio sono sul mercato anche in Montenegro, Paese in corsa verso l’Ue e che, malgrado le critiche di Bruxelles, non ha fatto marcia indietro sul suo piano di cittadinanza per investimenti.
Ma a preoccupare l’Ue – che ha parlato di «rischi simili» a quelli dei programmi di vendita dei passaporti in termini di sicurezza, riciclaggio ed evasione fiscale» - sono anche i programmi per la concessione di permessi di soggiorno a investitori extracomunitari, ma spesso anche a tycoon dalla storia personale non proprio specchiata, in gran parte russi e cinesi, ormai attivi in una ventina di capitali Ue.
Ammonimenti simili già in passato erano stati diffusi ad esempio dall’autorevole Organized Crime and Corruption Reporting Project e da Transparency International. L’Ungheria, fra gli apripista, ha sospeso lo “schema” originario, ma da tempo ragiona sul varo di uno nuovo. Iniziative simili sono però ancora operative a Zagabria – fra i «golden visa» più economici, bastano soli 13.500 euro – Atene, Praga, Bratislava, Varsavia e Paesi baltici. —
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