In un contesto tutto in politichese, dove la politica politicante fuoriesce da ogni poro, parlare di Politica (tanto più di fede e politica) diventa sempre più arduo e difficile. Non ne è stato esente il tema della Giornata della pace, celebrata il primo dell’anno: “La buona politica a servizio della pace”. Papa Francesco si spiega subito affermando che delicata e fragile come la speranza essa «è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità». Animata dalla carità e finalizzata al bene comune essa «ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico». Assume una nobiltà che si raccomanda al di là di qualunque appartenenza culturale e religiosa. Una vera e propria forma di carità.
Parole chiare e belle. Le cronache, anche quelle locali, nonostante il tempo natalizio, rigurgitano di precomprensioni quando non anche di vere e proprie strumentalizzazioni. In tanti, troppi, ci mettono un di più che deborda. Nemmeno le provocazioni sono da escludere. Una prova certa viene dalla concreta incapacità di qualche amministratore pubblico a cogliere l’iperbole provocatoria della lettera natalizia dell’arcivescovo Redaelli…; non parliamo del linguaggio diretto di un prete, don Eugenio Biasiol, che ha fatto della schiettezza il programma di una vita asciutta e franca, senza sconti. Strettamente evangelico. Tutto questo non avviene per caso. La tradizione della dottrina della chiesa nel sociale, infatti, è ricchissima di spunti dalla Pacem in terris alla Gaudium ed spes, fino alla Octagesima adveniens, alla Caritatem in veritate di Benedetto XV e di Papa Francesco. Il mondo attuale, in particolare quello politico, ha bisogno di un nuovo pensiero, di una nuova sintesi culturale, per superare tecnicismi e armonizzare le molteplici tendenze politiche in vista del bene comune.
Facciamo nostre le beatitudini che il cardinale vietnamita Van Thuan (lunghi decenni nelle carceri del regime comunista del suo Paese) propone: «Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo. Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità. Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse. Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente. Beato il politico che realizza l’unità. Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura». I Paese ne ha bisogno e il nostro Mandamento, ancora di più.
don Renzo Boscarol