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Trieste, casa invasa dai vermi a 4 mesi dal delitto di Gretta

Il 90enne Tarlao, il presunto killer, è in cella: l’alloggio è vuoto. Lì il cadavere del 44enne Vazzano rimase per una settimana. Intervento urgente della polizia locale e dell'Asuits

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TRIESTE Vermi e odori nauseabondi. In via Santi 7, a Gretta, il palazzo in cui quattro mesi fa era stato accoltellato e sgozzato il quarantaquattrenne Mauro Vazzano, è emergenza sanitaria: l’alloggio teatro dell’efferato omicidio, ieri, è stato disinfestato con un intervento urgente della polizia locale e degli addetti dell’Asuits.

Non è difficile immaginarne il motivo. L’unico indagato, il novantenne Luciano Tarlao, l’ex inquilino della vittima, è attualmente in carcere. Ma l’appartamento, sequestrato per ragioni giudiziarie, è rimasto così da quella volta. La disinfestazione di agosto, a ridosso delle indagini, evidentemente non è bastata.



In effetti il cadavere del quarantaquattrenne era restato nella camera da letto per un’intera settimana: l’assassino, dopo aver sferrato numerose coltellate al petto della vittima cogliendola nel sonno, e dopo aver infierito con altri fendenti alla gola, aveva occultato il corpo dilaniato e insanguinato sotto un mucchio di coperte e giacche. I poliziotti, non appena entrati nella stanza, si erano imbattuti in qualcosa di terrificante.

Si può facilmente intuire cosa succede a un cadavere in decomposizione, in piena estate. Tanto più con un cumulo di roba sopra: i vermi avevano trovato un ambiente e una temperatura ideali per prolificare.



Il materasso, le giacche, le lenzuola, le coperte e i vestiti, con cui il corpo del povero Vazzano era stato ricoperto, erano stati portati via con la prima disinfestazione di agosto? I parassiti e gli insetti, in ogni caso, hanno continuato a riprodursi comunque in quella casa.

Si può immaginare il fetore che emanava quell’appartamento. E il disagio per gli inquilini del palazzo di abitare nel condominio.

Sul fronte giudiziario per il momento non si muove nulla di più. L’unico sospettato dell’omicidio, il novantenne Tarlao, è in carcere.

«Non l’ho ucciso io», ha sempre ripetuto l’anziano ai magistrati. Ma sono vari gli indizi a carico dell’anziano, tra cui le tracce di sangue della vittima rinvenute sulle sue scarpe. E la ferita sulla mano, presumibilmente rimediata mentre infieriva con il coltello.

Tarlao si è tenuto il cadavere in casa per una settimana intera, dormendo nella camera da letto accanto. Il corpo, ormai in avanzato stato di decomposizione, era stato scoperto dalla polizia locale e dai vigili del fuoco proprio a causa dell’odore insopportabile emanato dalla salma.

L’avvocato Silvano Poli, il legale che tutela Tarlao, in queste settimane ha nominato uno psichiatra per avviare gli accertamenti sulle condizioni del proprio assistito. Lo studio legale ieri è stato messo al corrente dell’intervento igienico-sanitario nell’appartamento in cui si era consumato il crimine. —


 

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