Dieta mediterranea in chiave “local”: così nasce lo Stilmedio che guarda ai monti
Piramide alimentare e prodotti del territorio: un modello ottimale per prevenire le patologie legate all’invecchiamento della popolazione
Andrea Segrè
Mantenere un cervello giovane, il segreto è nella dieta
TRIESTE Il 16 novembre si celebra la Giornata mondiale della Dieta mediterranea. Una piramide alimentare che ha più di sessant’anni, ma continua a indicarci un futuro giovane, salutare e sostenibile.
Intanto è in arrivo la tempesta perfetta: sta per piombarci addosso con il suo portato di malattie croniche legate all’invecchiamento della popolazione e agli stili di vita sbagliati. A partire proprio dall’alimentazione. Non si tratta di allarmismo, parlano i dati. Se nel mondo le persone sovrappeso fino all’obesità sono oltre 1,9 miliardi, la globesity nazionale non è da meno: quasi il 20% della popolazione è obeso, e oltre il 50% è sovrappeso. Con percentuali che si impennano nelle aree meridionali più legate alla “Mediterranean Way”: lo stile alimentare probabilmente più noto e al tempo stesso quello meno praticato.
Come disinnescare questa bomba ad orologeria, calorica, economica e sociale? Che la Dieta mediterranea sia un modello alimentare benefico rispetto alle malattie metaboliche e infiammatorie, che rallenti i processi di invecchiamento grazie a fibra alimentare, polifenoli, acidi grassi e fonti proteiche, è scientificamente dimostrato. Ma questo stile di vita produce effetti virtuosi anche sulla salute dell’ambiente e sull’economia locale, in particolare quella legata alla filiera agro-alimentare.
Dieta mediterranea, come prevenire e curare il tumore a tavola
Puntiamo a dimostrare scientificamente che è possibile integrare la Dieta mediterranea in chiave local, con l’inserimento dei prodotti agroalimentari del territorio: un modo “smart” per dare valore all’agricoltura, al paesaggio e al mondo contadino. Ovvero: la celeberrima e pluridisegnata piramide alimentare - quella che porta alla base frutta e verdura, poi i cereali integrali, e in cima i dolci - può realmente diventare un modello universale che si adatta sia a livello locale che sul piano personale/individuale.
Facciamo un caso pratico? Certo: monitorata dalla Fondazione Edmund Mach è in corso una sperimentazione clinica in ambito Euregio, il progetto EFH legato alla Dieta mediterranea-alpina, un ossimoro stimolante. Il focus riguarda gli ingredienti principali della “Dieta mediterranea alpina” ipocalorica. Negli ospedali saranno somministrati per sei mesi tre tipi di dieta a 249 soggetti obesi suddivisi in tre gruppi di età compresa tra 18 e 65 anni. Si tratta di una dieta tradizionalmente ipocalorica; una dieta “mima digiuno” (fasting mimicking diet) con forte restrizione calorica per 2 giorni non consecutivi alla settimana, e una dieta “mediterranea alpina”, cioè un regime che segue i principi della dieta mediterranea, coniugandola però con prodotti tipici della filiera agro-alimentare regionale.
Tra gli alimenti sono inclusi minestrone di verdure con segale e farro (con verdure della Val di Gresta, Igp e cereali Regiokorn), vellutata di verdure, crauti, pesce di fiume (trota e salmerino alpino), olio extravergine di oliva del Garda Trentino, mele e snack di mela, formaggi magri (Trentingrana e/o Spressa) e yogurt magro (Latterie Alto Adige), carne rossa, snack a base di piccoli frutti, snack a basso indice glicemico con noci del Bleggio. Tutti alimenti che appartengono tanto alla coltura che alla cultura alimentare locale di montagna.
Contiamo che la “Dieta mediterranea alpina” possa confermarsi un modello ottimale al quale fare riferimento per la prevenzione delle patologie legate all’invecchiamento della popolazione. In prospettiva l’ambizione è di promuovere davvero un nuovo stile di vita che ho chiamato “medio”, indicazione di sostenibilità per le generazioni future. Stilmedio è un neologismo legato anche semanticamente allo stile Mediterraneo: esprime una condotta fondata sull’equilibrio personale, la cura di sé stessi così come degli altri e della natura, in una visione che promuova la sostenibilità ecologica e la circolarità dell’economia.
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