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Un amore impossibile dietro la morte di Theo

Il 36enne triestino trovato senza vita in una villa a Gradisca stava cercando una donna ma non è riuscito a incontrarla

2 minuti di lettura

TRIESTE Dietro la morte del trentaseienne triestino Theo Cossutta, trovato senza vita in uno scantinato di una villetta di Gradisca, c’è una storia di sofferenza personale. Cossutta, come riferiscono gli amici e i conoscenti di Santa Croce, il paese in cui abitava da sempre, era scivolato in una profonda depressione. E nelle scorse settimane aveva tentato di togliersi la vita. Lo aveva fatto più di una volta e in vari modi. Per questo motivo era stato anche ricoverato d’urgenza in ospedale.

È dunque possibile che la causa del decesso sia proprio il gesto estremo. Ma, in attesa dell’esito dell’autopsia, sono comunque ancora ipotesi. Dalle prime indicazioni investigative sembra però che non siano stati rinvenuti segni di autolesionismo sul corpo della vittima, non almeno riconducibili alla morte (ce ne sarebbero invece altri relativi ai tentativi precedenti). In ogni caso il trentaseienne potrebbe aver deciso di togliersi la vita utilizzando altre modalità.

Ma l’intero caso ruota su un interrogativo: cosa ci faceva Cossutta nello scantinato di una villa di cui non conosceva il proprietario? Come ci è finito lì?



L’uomo cercava una donna che abita a Gradisca in un complesso residenziale di via Aquileia, questo ormai appare assodato da alcune testimonianze. Era innamorato e la voleva vedere. E nell’attesa di incontrarla, forse per ripararsi dal brutto tempo, è andato in una casa vicina passando dal basculante di un garage che ha trovato aperto.

«Sì - racconta uno degli amici - era molto innamorato e, da quanto sappiamo, non era corrisposto. Credo che la sua depressione sia dovuta soprattutto a questo, oltre alle sue difficoltà lavorative: tempo fa aveva chiuso la ditta edile... la gente non lo pagava. Ma in queste situazioni non si sa mai cosa sente dentro una persona».

Alcuni vicini di casa della donna, a Gradisca, avrebbero notato Cossutta aggirarsi in via Aquielia: lo avrebbero visto suonare il campanello e, subito dopo, allontanarsi verso la propria automobile. Poi di lui si sono perse le tracce per tre giorni, fino al drammatico ritrovamento di mercoledì sera.



Il trentaseienne triestino forse è rimasto così da solo per tutto quel tempo: probabilmente si è sentito male o ha deciso di farla finita, come aveva già provato alcune settimane prima. Il cadavere è stato rinvenuto dal proprietario della villetta in cui l’uomo si era rifugiato.

«Sì, stava male - afferma il padre di Theo - e non era felice. Ma questa è una vicenda personale, lasciateci in pace. Non vogliamo parlare con nessuno».

Il dramma ha sconvolto Santa Croce, così come Gradisca. «Da alcune settimane ho notato che Theo, generalmente sorridente e di compagnia, era molto depresso», spiega un altro amico della vittima: «Gli avevo scritto un messaggio per vederci ma lui mi ha risposto che non se la sentiva. La famiglia non dice niente su quanto è accaduto. Si sono chiusi nel silenzio». —




 

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