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Serbia e Romania con Bulgaria e Grecia puntano a ospitare i Mondiali di calcio

Nel mirino dei quattro leader riuniti a Varma l’edizione 2030. Molti gli avversari come Argentina, Paraguay e Uruguay

Stefano Giantin
2 minuti di lettura

BELGRADO I gironi eliminatori distribuiti negli stadi più moderni della regione, gli ottavi al “Marakana” o al futuro Stadio nazionale, a Belgrado, i quarti al “Vasil Levski” di Sofia, una semifinale all’Arena Nationala a Bucarest. E la finale, ad Atene, nel moderno impianto dedicato all'eroe nazionale Spyridon Louis, primo vincitore della maratona moderna. Potrebbe essere questo lo scenario fra una decina d’anni, quando i Mondiali di calcio - dopo la tappa in Russia di quest’anno, l’incognita Qatar nel 2022 e i campionati condivisi da Canada, Messico e Usa, nel 2026 - potrebbero disputarsi nientemeno che nei Balcani.

È questa la speranza di Belgrado, Bucarest, Atene e Sofia, che hanno messo sul tavolo l’idea, ieri a Varna, in Bulgaria, durante quello che si attendeva essere un noioso vertice quadrilaterale. Vertice dove, al contrario, è esplosa come una bomba - suscitando entusiasmi e fortissima eco nella regione - l’ipotesi di una candidatura comune tra i quattro Paesi per ospitare la più importante competizione calcistica globale.

L’idea è stata lanciata ai margini del summit dal premier greco, Alexis Tsipras, che ha specificato che il suo omologo bulgaro, Boyko Borissov, la romena Viorica Dancila e il quarto protagonista del vertice, il presidente serbo, Aleksandar Vučić, hanno discusso l’opzione e dovrebbero presentare una candidatura ufficiale per ospitare i Mondiali, “spezzettandoli” tra i quattro Paesi.

L’idea «merita di essere presa in considerazione», ha detto il bulgaro Borissov. E avrebbe buone chance di successo. «Come Bulgaria e Italia hanno ospitato i mondiali di pallavolo» nel settembre scorso, «quattro Paesi possono offrirsi per accogliere i Mondiali di calcio del 2030», ha aggiunto. «Vogliamo la candidatura per il 2030», ha confermato il leader serbo Vučić, che ha parlato di opportunità «per modernizzare gli stadi» - oggi cadenti - e «le infrastrutture». Vučić ha addirittura rilanciato, anticipando una possibile candidatura della Serbia per gli Europei del 2028 - quelli in Jugoslavia nel 1976 furono l'unico torneo di peso mai organizzato nella regione - una chance per farsi trovare pronti per la sfilata di stelle del pallone, due anni dopo.

Quali le possibilità reali di un Mondiale “balcanico”, fra un decennio o poco più? Difficile, al momento, fare previsioni, anche perché la gara per scegliere il Paese – o i Paesi ospitanti – deve essere ancora lanciata. Di certo, ci sono già altri candidati che, sulla carta, hanno maggiori chance di successo. Tra questi, il trio Argentina-Paraguay-Uruguay, nazioni che hanno anticipato di voler correre per i Mondiali 2030. E tenendo conto che i primi campionati furono disputati proprio a Montevideo, nel 1930, i corsi e ricorsi della storia potrebbe giocare a favore dei candidati sudamericani. Ma in corsa dovrebbe esserci anche l’Inghilterra, rafforzata da Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Londra ha deciso di condurre uno «studio di fattibilità» in questo senso, ha informato ad agosto il portavoce della Federcalcio inglese, Greg Clarke. E poi c’è anche il terzo incomodo, un possibile gruppo di Paesi nordafricani, Marocco, Algeria e Tunisia. Dei tre, il Marocco ci ha già provato cinque volte, senza successo. La sesta, chissà, potrebbe essere quella buona. —


 

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