La società consortile ha i conti in rosso e il polo aeronautico rimane sulla carta
Preoccupazione per il futuro del “Duca d’Aosta”. Incombe il testo unico sulle partecipate ma il sindaco ostenta ottimismo

Dopo il decollo, rischia subito di schiantarsi. La società consortile che gestisce l’aeroporto di Gorizia deve fare i conti con il decreto legislativo 175 del 19 agosto 2016, meglio conosciuto come legge Madia ma anche come Testo unico delle società partecipate. La normativa dice, molto chiaramente, che un ente pubblico può partecipare a una società qualora questa abbia un fatturato superiore ai 500 mila euro (la consortile non ha superato i 72 mila nel 2017), non abbia più di tre esercizi consecutivi in “rosso” (e a Gorizia la soglia è già bell’e superata) e ci sia un numero di amministratori inferiore al numero di dipendenti (alla consortile ci sono 3 amministratori, a fronte di zero dipendenti). Significa che la società di gestione dell’aeroporto non rispetta alcun parametro: quindi, gli enti pubblici (Comuni di Gorizia, Savogna e compagnia cantante) dovrebbero salutare, cedere le quote e togliere il disturbo, a meno che non vi sia un piano industriale in cui viene indicata una via d’uscita «chiara e percorribile» per far riemergere dal limbo la consortile.
Ed è su questo che si sta lavorando alacremente, perché se la consortile affonda, affondano con essa i sogni di realizzare il Polo aeronautico e di dare un futuro a una città ormai deindustrializzata. Il sindaco Rodolfo Ziberna, dopo l’ultima assemblea dei soci, manifesta ottimismo e positività. È certo che le cose si potranno raddrizzare. Intanto, però, deve fare i conti con la cruda realtà di una società che, suo malgrado, non genera utili. Chi atterra all’aeroporto non ha servizi: non c’è un bar, un ristorante, nemmeno un bagno per espletare i propri bisogni fisiologici. Inoltre, essendo entrata nella compagine societaria “Pipistrel”, la Cciaa Venezia Giulia non può erogare finanziamenti a soggetti che abbiano al suo interno soci privati. Un cane che si morde la coda. Un vicolo cieco. «Ivo Boscarol (patron di Pipistrel, ndr) si è detto intenzionato, all’occorrenza, a vendere la sua quota», fa sapere il sindaco Ziberna. Ma, intanto, c’è il problema dei tre bilanci in rosso consecutivi («l’ultimo con un disavanzo attorno ai 30 mila euro», fa sapere l’assessore comunale Dario Obizzi), c’è la questione degli elevati costi (100 mila euro l’anno per garantire il servizio anti-incendio), c’è l’impossibilità da parte di Comuni e Cciaa di erogare finanziamenti per i motivi sopra descritti.
«L’unica deroga - annota il sindaco - è consentita in presenza di un piano industriale dal quale emerga che c’è almeno una tendenza alla positività. Si tratterà, ora, di capire in assemblea quale strategia adottare. Una strada potrebbe essere quella che Pipistrel venda la sua quota e una delle società che ha manifestato l’interesse a investire realizzi un ristorante in aeroporto. Poi, chiederò un finanziamento di almeno 700 mila euro alla Regione per mettere in sicurezza l’area. Il momento è difficile ma lo supereremo».
Non è diverso il commento di Dario Obizzi, assessore al Bilancio. Ricorda che la consortile ha, sì, più di tre bilanci in rosso «ma è anche vero che è operativa soltanto dal 31 gennaio 2017, dal momento in cui è arrivata la concessione dall’Enac. È chiaro che, prima, non si potevano generare utili perché non aveva in gestione alcunché».
A sentire Obizzi, che di professione fa l’avvocato, nemmeno la partecipazione di Pipistrel alla società «non è un problema insormontabile». «Ci vuole una forte cooperazione da parte di tutti i soci. Il Testo unico delle partecipate, purtroppo, ha messo dei paletti che crea moltissimi problemi nella gestione della consortile ma dobbiamo essere forti e superare le difficoltà».
Anche perché è in gioco non soltanto il futuro dell’aeroporto ma anche la realizzazione del Polo aeronautico e, forse, la prosperità della città. «Questo è un progetto strategico, importante per l’economia cittadina e il turismo. Un grazie al nuovo Cda che si sta dando da fare. Non possiamo fallire. Non dobbiamo fallire», conclude Obizzi. —
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