«Un’alta scuola d’impresa la grande eredità di Esof»
Il presidente della Fit Fantoni lancia una scommessa che guarda oltre il 2020 «L’obiettivo è un “Summer institute” che coniughi ricerca e mondo produttivo»

TRIESTE Conquistato Esof, la macchina organizzativa si è ormai messa in moto. Il sogno ora deve diventare realtà attraverso la riuscita di una serie di sfide importanti: un “mix” tra infrastrutture e programma che, oltre a essere attrattivo per i paesi dell’Est Europa e vincente in occasione dell’evento del 2020, dovrà essere in grado di garantire anche uno sviluppo futuro per la città. Stefano Fantoni, “champion” di Esof e presidente della Fit, la Fondazione internazionale Trieste, rimarca che sul fronte strutturale si sta lavorando su due canali, «visto che in questo momento ci sono solo gli scheletri. Dobbiamo arrivare alla fatidica data del 4 luglio 2020 pronti a ospitare le circa quattro, cinquemila persone che arriveranno». Sul tavolo ci sono da un lato il completamento dei magazzini 27 e 28, con la creazione di un centro congressi definitivo, e dall’altro un piano B, che in realtà si riferisce al progetto iniziale, ovvero la creazione di strutture temporanee davanti alla Centrale idrodinamica.
«Euroscience in ogni caso si farà – rimarca Fantoni – anche se c’è sempre un po’ di sana ansia». Nelle settimane scorse peraltro è venuto a mancare Pierpaolo Ferrante, una delle “anime” che hanno reso possibile il progetto: «È stato uno dei momenti umanamente più complessi da affrontare. Un duro colpo, visto che quest’operazione l’abbiamo costruita insieme e le prime informazioni e le prime basi le ha messe lui», ricorda Fantoni. A sostituire Ferrante è entrato in squadra Tazio Di Pretoro, architetto dello studio Metroarea, che lo stesso presidente definisce come il «braccio operativo di Ferrante». La nuova figura dell’organigramma è stata presentata nel corso del primo audit con Euroscience che si è tenuto l’altro giorno alla presenza del presidente Mike Matlosz.
C’è poi la sfida dei contenuti. Trieste ha vinto perché evoca con Esof un’apertura inedita verso il mondo dell’Est Europa, ma c’è la volontà di creare una prospettiva anche per il dopo Esof. «Siamo un centro importante del sapere – ricorda Fantoni – con una densità scientifica alta e di grande valore. Vorremmo migliorare nel campo del “saper fare”, aumentando il rapporto tra scienza e imprese e creando uno sviluppo innovativo».
La partita è complessa perché il porto e il territorio devono evolversi, «con un’innovazione guidata, strettamente collegata agli aspetti scientifici. Questo può portare lavoro, giovani e turismo qualificato. Sulle ceneri di Esof vorremmo pure che si creasse un “Summer institute” rivolto a temi di sviluppo imprenditoriale. In sostanza, noi abbiamo, come obiettivo finale, quello di creare impresa».
Il programma definitivo dovrebbe essere chiuso nei prossimi mesi, visto che nei giorni scorsi si è tenuta la prima riunione dello Steering committe, il gruppo di 20 persone nominate dal “champion” che avrà il compito di “scrivere” l’evento in tutti i suoi aspetti tra i quali anche le cerimonie di apertura e chiusura. L’avvio dei lavori ha sbloccato anche il found raising: «Al momento stiamo lavorando con i finanziamenti pubblici allocati, anche se arrivano a pezzettini. Stiamo anche lavorando per trovare gli sponsor privati».
Garantito invece il supporto dello Stato: il premier Giuseppe Conte ha confermato quello economico nonché la volontà di essere a una delle due cerimonie: «Speriamo di riuscire ad avere anche il presidente della Repubblica». —
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