Quando l’intestino parla al cervello
Due studi pubblicati su Scienze & Cell mostrano che la rete nervosa intestinale ha anche una connessione diretta con il cervello

TRIESTE Areteo di Cappadocia, uno dei più famosi medici dell’antica Grecia, scriveva che «lo stomaco è la fonte del piacere e della tristezza, e per la vicinanza del cuore, e per il consenso con l’anima, la sua facoltà imprime all’animo il carattere di alacrità o di abiezione». E ben aveva ragione: il nostro apparato digerente è contornato da più di 100 milioni di cellule nervose, praticamente un altro cervello dentro la pancia. E che questo cervello parli a quello vero, nella testa, è cosa ben assodata: da diverse decine di anni sappiamo che lo stomaco e l’intestino rilasciano nel sangue piccole proteine che raggiungono il cervello, per segnalare, nell’arco di qualche minuto, fame o sazietà.
Due studi pubblicati questa settimana su Science & Cell mostrano ora che la storia è ancora più complessa e affascinante, perché la rete nervosa intestinale ha anche una connessione diretta con il cervello. Sfruttando la proprietà del virus della rabbia di risalire attraverso le connessioni nervose, Diego Bohórquez della Duke University ha scoperto che le cellule neuroendocrine dell’intestino formano delle vere e proprie sinapsi con i neuroni del nervo vago, che giunge fino alla base del cervello.
Negli esperimenti di Ivan de Arahjo della Yale University invece, quando i topi erano messi in condizione di eccitare il proprio intestino con la luce laser, provavano una sensazione di piacere che cercavano insistentemente di riprodurre, suggerendo un collegamento diretto tra intestino e comportamento.
I due ricercatori sono giunti alla medesima conclusione, ovvero che la stimolazione dell’intestino parla direttamente, nell’arco di pochi millisecondi, ai neuroni cerebrali. Il neurotrasmettitore utilizzato è il glutammato, che nel cervello media molte funzioni diverse, anche legate alle sensazioni di piacere. Ecco allora che la soddisfazione suscitata da un pezzo di cioccolata potrebbe semplicemente derivare dalla stimolazione immediata di questo circuito; di fatto, il glutammato è il neurotrasmettitore più antico e conservato nell’evoluzione, utilizzato in tutti i sistemi nervosi primitivi degli invertebrati più antichi.
Questa scoperta potrebbe avere ricadute non da poco: stimolando elettricamente il circuito intestino-cervello si potrebbe attivare la sensazione di piacere e ricompensa, con la possibilità di sviluppare trattamenti per l’obesità che prescindono dall’aspetto motivazionale delle diete o anche nuove terapie contro la depressione. E, perché no, anche nuovi trattamenti per migliorare il senso di benessere personale e sociale, se è vero che «prima viene lo stomaco, poi viene la morale», come Bertolt Brecht sosteneva nella sua “L’opera da tre soldi”. –
I commenti dei lettori