In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Turni massacranti e salari troppo magri parte il grande esodo dei camionisti

Nella sola Serbia si stima manchino fino a 5 mila autisti. Dalla Bosnia centinaia di padroncini verso la Slovenia

Stefano Giantin
2 minuti di lettura

BELGRADO Il loro mestiere è spesso considerato secondario. Sono a volte visti come un fastidio o come un rischio dagli automobilisti. Ma i camionisti, in realtà, sono i conduttori della linfa che scorre nella spina dorsale dell’economia, vitale per fabbriche e settore agricolo, per rifornire ipermercati, supermercati, mercati e negozi. E la loro importanza sta diventando sempre più evidente nei Balcani, regione dove il trasporto su gomma resta prevalente. E che sta sperimentando un vero e proprio esodo di autisti professionali di Tir – ma anche di autobus e pullman – in fuga verso lidi migliori: un fenomeno che potrebbe creare gravissimi problemi all’economia e alla società.

La questione riguarda in particolare la Bosnia. Lo ha confermato Nikola Grbić, presidente dell’Associazione dei trasportatori della Republika Srpska, che ha denunciato una situazione ormai «allarmante». Solo nell’entità dei serbi di Bosnia, ha fatto sapere Grbić al portale locale Klix, «negli ultimi otto mesi se ne sono andati duemila autisti» di camion. Né va meglio a livello nazionale. Dall’intera Bosnia, ha rivelato Grbić, sono stati almeno 700 i padroncini che hanno spostato l’attività nella sola Slovenia negli ultimi anni, portando con sé un numero certamente superiore – anche se non ci sono stime precise. Il risultato è che «a Banja Luka non si trova un autista» libero «e non potete trovarlo neppure pagando» l’impossibile, ha aggiunto.

Le ragioni dell’esodo? Comuni a quelle che stanno portando all’estero, da anni e in numero crescente, medici e infermieri, operai, cuochi: condizioni di lavoro insostenibili. E salari troppo bassi. A far la parte della cenerentola sono proprio i camionisti bosniaci, che incassano circa 400 euro al mese. Va un po’ meglio in Serbia, dove si arriva a 800, in Croazia a 1.200. Ma si può partire da 1.500 euro per chi si sposta a lavorare in Slovenia e a duemila in Italia e Germania, la terra promessa di molti, dove pochi ormai vogliono fare i camionisti, anche a causa della concorrenza dei colleghi dell’Est, tra “dumping” e distacchi.

C’è poi un problema endemico nei Balcani: quello delle code alle frontiere, con gli autotrasportatori costretti a ore e ore, spesso giorni d’attesa tra Bosnia e Croazia, in Serbia – sette ore ieri per i Tir per entrare in Croazia - al confine magiaro o più a sud, tra Macedonia e Grecia.

E non è solo la Bosnia a temere di rimanere al palo causa mancanza di autotrasportatori. Anche la Croazia, Paese Ue da cinque anni, già due anni dopo l’adesione ha lanciato l’allarme esodo-autisti causato da «più alti salari e migliori condizioni di lavoro» in altre nazioni Ue, hanno ricordato i media di Sarajevo. Ma molto grave è il quadro anche in Serbia, dove secondo stime differenti mancano oggi tra i tremila e cinquemila autisti di Tir. E almeno 200 di bus, nella sola Belgrado. —


 

I commenti dei lettori