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Slovenia verso il voto, sfida tra 25 liste

Il 3 giugno le elezioni: soglia di sbarramento del 4% per entrare in Parlamento. È Marjan Šarec il volto nuovo

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LUBIANA In Slovenia, diventata una sorta di piccola tigre all’ombra delle Alpi visto che, secondo i dati della Commissione Ue, la sua crescita economica è del 4,7% e il Pil segna un +6,2% rispetto al 2017, sono ben 25 le liste che sono state presentate per le prossime elezioni politiche del 3 giugno. Ora la commissione elettorale dovrà esaminarle e renderà note le sue conclusioni entro il 13 maggio prossimo.

Ma quale campagna elettorale attende il Paese? Innanzitutto la vera star di queste politiche sarà il sindaco di Kamnik Marjan Šarec, l’uomo che ha sfidato il presidente Borut Pahor alle ultime presidenziali, e che gli ultimi sondaggi accreditano ai primissimi posti del gradimento degli elettori. «Nel Paese abbiamo bisogno di ordine, ma non parlo certo di una dittatura». Si presenta così l’uomo nuovo della politica slovena sulle colonne del quotidiano Delo di Lubiana. Potrebbe essere proprio lui il prossimo premier e la cosa non lo spaventa, «bisogna cogliere l’occasione», afferma tranquillo. Di future coalizioni di governo non vuole parlare, prima bisogna vedere quale sarà l’esito delle urne, ma di una cosa è certo: nessuna alleanaza con il Partito democratico (Sds, destra) se a guidarlo sarà ancora Janez Janša, «perché - dice - è giunto il tempo di una nuova generazione e di certo mi direste che sarebbe tempo che me ne vada se tra 25 anni i fossi ancora alla testa del mio partito». Nega di aver incontrato a Kamnik il presidente del cda della Nova Ljubljanska Banka Blaž Brodnjak. Sul fatto che alcuni “grandi vecchi” che lavorano dietro le quinte avessero fatto alcuni nomi da inserire nella sua lista non vuole parlare pubblicamente anche se sa che ci sono state alcune manovre in questa direzione.

«Tutto il resto è noia», verrebbe da dire almeno guardando gli slogan con cui gli altri partiti si presentano alla battaglia per il Parlamento dove, per entrare, occorre superare la soglia di sbarramennto del 4% (la scorsa legislatura hanno fatto il loro ingresso solo 5 partiti). «Votate la squadra che metterà al primo posto il vostro benessere, l’uomo, la collettività e lo Stato», così si potrebbero riassumere in un unico slogan collettivo. La Smc, attuale partito maggiormente rappresentato in Parlamento e formazione del premier uscente Miro Cerar, ha come motto «Meglio per tutti», anche se non spiega come raggiungerlo. L’unica idea concreta fin qui formulata è la formazione di cooperative per i lavoratori precari.

Anche la destra non brilla per fantasia. La Sds ha come slogan «Il gruppo che lavorerà per te» ma è noto che l’eroe contemporaneo per il suo leader Janez Janša è il populista primo ministro magiaro Viktor Orban e questo la dice lunga su quale politica vorrebbe instaurare nel Paese qualora risultasse vincitore. Anche l’énfant prodige Marjan Šarec per ora non promette prese della Bastiglia e rivoluzioni popolari, ma vuole dare un taglio netto al passato il che, sembra, possa bastare a racimolare voti. La gente, infatti, dopo 25 anni di indipendenza è stanca di vedere al potere i soliti noti e, quindi, pur di cambiare è disposta a turarsi il naso e a votare un volto nuovo.

A proposito di “vecchi”, resta in pista l’immortale ministro degli Esteri uscente Karl Erjavec, leader dei pensionati (Desus) che ha governato col centrosinistra, col centrodestra e ora con Cerar, insomma, uno dei più “resistenti” capi della diplomazia dell’Unione europea. La sinistra, guidata dai socialdemocratici, accreditati peraltro di un buon bottino di voti, corre molto sparpagliata, fatto questo che, a suo dire, ha spinto il sindaco di Lubiana Zoran Janković a rinunciare a scendere in pista con il suo partito Slovenia positiva (Ps). Il verdetto lo conosceremo tra meno di un mese.

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