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Chiesto il giudizio per i medici assenteisti

Il dottor Tamburlini e la moglie devono giustificare circa 430 assenze. Il reato contestato dalla Procura è la truffa

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Il dottor Giulio Tamburlini, già dirigente del reparto di Odontostomatologia, e la moglie Claudia Sfiligoi (pure lei nota odontoiatra) da indagati diventano imputati. Ad un anno esatto di distanza dalla loro sospensione, si sono concluse le indagini preliminari. E i pubblici ministeri, dottoressa Laura Collini e dottor Paolo Ancora, della Procura della Repubblica di Gorizia, che hanno coordinato le attività investigative della Compagnia della Guardia di Finanza di Gorizia, hanno chiesto il rinvio a giudizio dei due medici accusati di “assenteismo” al San Giovanni di Dio.

Il modus operandi era consolidato. Tamburlini timbrava il cartellino e, dopo mezz’ora, qualche volta dopo un’ora, usciva dall’ospedale come se nulla fosse, saliva in auto e, nella maggior parte dei casi, raggiungeva lo studio dentistico privato di cui è titolare la moglie Claudia Sfiligoi in via Generale Cantore, nel centro di Gorizia, dove lo attendevano i clienti per le visite e per le operazioni.

Contestate

oltre 400 assenze

Ai due medici (molti noti e apprezzati non solo in città ma in tutto l’Isontino) sono contestate circa 430 assenze ingiustificate dal 2014 al 2016. Una condotta irregolare testimoniata dalle immagini delle telecamere installate su alcuni accessi all’ospedale di Gorizia, dai Gps posizionati sulle autovetture dei due imputati, dagli accertamenti bancari, dai tabulati telefonici, dai pedinamenti e dagli appostamenti, dalle testimonianze e, infine, dall’esame delle agende e delle cartelle cliniche sequestrate a seguito della perquisizione dello studio privato della dottoressa Sfiligoi, da cui è emerso che gran parte del tempo sottratto al lavoro pubblico era destinato alla loro clientela privata, seguita negli ambulatori di via Cantore.

I reati contestati sono quelli di “truffa” e “falsa attestazione in servizio”: reati commessi ai danni dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 2 Bassa Friulana-Isontina che, sin dall’avvio delle indagini nel gennaio 2016 da parte della Guardia di finanza di Gorizia, ha fornito piena collaborazione all’autorità giudiziaria, licenziando quasi istantaneamente (nel marzo 2017) i due dipendenti.

Parola alla Guardia

di finanza

«Le indagini - spiega il comandante provinciale della Gdf isontina, colonnello Giuseppe Antonio D’Angelo - avevano permesso di accertare che i due medici, per non destare sospetti ed evitare di passare dall’ingresso principale dell’ospedale di Gorizia, dove in tanti avrebbero potuto notarli, avevano adottato l’espediente di assentarsi dal luogo di lavoro allontanandosi da un’uscita di sicurezza a bordo delle proprie auto parcheggiate vicino e rientrando dalla medesima porta di emergenza all’insaputa del direttore sanitario e dei colleghi».

Nel febbraio, il Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Gorizia, dottoressa Rossella Miele, aveva disposto la sospensione dei due dipendenti per 12 mesi dal servizio all’ospedale di Gorizia.

L’aggravante è costituita dal fatto che Tamburlini, dirigente del reparto di Odontostomatologia, fruiva della cosiddetta «indennità di esclusiva»: il medico, in pratica, era tenuto a prestare la propria opera solo all’interno dell’ospedale con conseguente divieto di svolgere attività privata al di fuori del San Giovanni di Dio. Ma, come si legge nell’ordinanza, sono numerose le occasioni nelle quali, durante l’orario di servizio, la sua vettura è stata “beccata” in prossimità dello studio dentistico della moglie. «Varie volte - recitano le documentazioni della Procura - l’indagato è stato osservato dagli inquirenti mentre si recava e si tratteneva nello studio durante le ore di servizio ospedaliero». Varie fonti confermano che Tamburlini svolgeva «in maniera abituale» la sua attività professionale in via Cantore.

«L’attività d’indagine della Guardia di Finanza svolta nel settore - conclude il comandante provinciale D’Angelo - punta a smascherare i “furbi” che, approfittando della propria posizione, si arricchiscono ai danni della sanità pubblica».

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