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Una squadra transfrontaliera contro gli incendi in mare fra Trieste, Capodistria e Istria croata

L’Iniziativa Centroeuropea coordina il Progetto Namirg: l’obiettivo è creare nel 2019 un team di pompieri specializzati pronti a operare su tutta l'area

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TRIESTE Dalla sala macchine le fiamme dopo avere causato già alcuni feriti rischiano di raggiungere la coperta; un elicottero militare croato si appresta a sbarcare un team di vigili del fuoco italiani e sloveni addestrati specificatamente a combattere gli incendi in mare; una vedetta dei vigili del fuoco triestini intanto trasporta attrezzatura speciale in acque territoriali slovene per il trasferimento su un’unità della Marina di Lubiana, più adatta a raggiungere il luogo dell’incidente. Scene come questa, inimmaginabili per diversi ordini di motivi fino a pochi anni fa, saranno realtà futura a livello di esercitazione e, sperabilmente, solo futuribile a livello reale dalla fine del 2019.

È la data della “prontezza operativa” dell’innovativo sistema transfrontaliero di lotta agli incendi a bordo di unità navali in Alto Adriatico previsto dal Progetto Namirg (North Adriatic Maritime Incident Response Group).

Mette a sistema le squadre nautiche e non solo dei Comandi dei vigili del fuoco della Regione Friuli Venezia Giulia, della Città di Capodistria e della Regione Istriana croata.

L’Iniziativa Centroeuropea (Ince), l’organizzazione regionale più vecchia e articolata operante nel Centro e Sudest Europa, dalla sua sede di Trieste con la project manager Anna Marconato ha coordinato il programma, del valore di un milione di euro (75% finanziato dal’Unione europea, il resto dai tre partner), fungendo da “facilitatore”, agevolando cioè il dialogo, peraltro esistente da decenni, tra i vari Comandi dei pompieri e altri enti coinvolti, come a esempio la Capitaneria di porto di Trieste.

«Già in passato - spiega il responsabile della Squadra nautica dei pompieri triestini Alessandro Minelli - abbiamo avuto modo di cooperare, con risultati positivi ma per alzare il livello della risposta a tali incidenti sono necessarie una standardizzazione delle procedure e attrezzature specifiche». Una valutazione avallata da Dino Coslevaz, buiese, comandante dei pompieri della Regione Istriana: «Perfino in queste evenienze drammatiche la burocrazia pone limiti, anche nazionali».

Procedure, attrezzature specialistiche, nuovi manuali operativi sono ciò che verrà fornito all’interno del Progetto Namirg, sotto la supervisione di esperti olandesi e finlandesi, già iniziata. Il Nord Europa, specie nel Mar Baltico sul quale in un’area relativamente piccola si affacciano molti Paesi, è il capofila di tali iniziative multinazionali.

L’obiettivo finale è creare una squadra composta da specialisti italiani, sloveni e croati: 24 vigili del fuoco provenienti dai tre Paesi formati, addestrati ed equipaggiati per intervenire tempestivamente in maniera sinergica in caso d’incendi in mare aperto, con una significativa riduzione dei tempi di azione e conseguente limitazione dei danni a persone e cose. Sarà una task force “su chiamata”. Come “lingua franca” si useranno sia l’italiano, conosciuto dai nostri partner stranieri, e l’inglese. Ma al di là delle barriere inguistiche la validità del Progetto Namirg è l’avere, per la prima volta nell’Europa mediterranea, “forzato” burocrazie, reticenze, orgogli e inerzie per consentire scenari come quelli descritti inizialmente, finora quasi utopistici.

«Tutto è iniziato 10 anni fa, il 6 febbraio 2008 - racconta il direttore del Dipartimento regionale Fvg del Corpo dei vigili del fuoco Loris Munaro -: il mercantile turco “Und Adriyatik” diretto a Trieste con 200 Tir prese fuoco a 13 miglia nautiche (24 km) da Rovigno, appena fuori le acque internazionali. Fu quasi del tutto distrutto e alla fine venne rimorchiato in salvo. Fu comunque uno choc». L’armatore chiamò in soccorso una squadra di pompieri nautici specializzati olandesi, che furono però ritardati all’aeroporto d’arrivo il 7 febbraio dalle autorià di Zagabria, per poi entrare con successo in azione solo il giorno dopo scongiurando rischi d’esplosione e di naufragio.

«Da allora - continua l’ingegnere italiano - non siamo rimasti fermi. Abbiamo iniziato a stilare procedure e sistemi di formazione particolari, adatti a questi incidenti complessi. A livello nazionale e poi internazionale. Ci siamo resi conto che per superare tali eventi sono assolutamente necessari grandi sforzi di coordinamento». Una consapevolezza confermata a livello centrale poiché il Comando generale di Roma sta già pensando all’iniziativa coordinata dall’Ince come a un progetto-pilota da estendere a tutta la Penisola.

Di più. «Dall’Adriatico Settentrionale - puntualizza Marconato - Namirg potrebbe essere esteso a Sud, poiché già Albania, Bosnia-Erzegovina e Montenegro, nostri partner in altri progetti, hanno manifestato interesse a partecipare alle attività».

Nell’autunno 2019, a fasi formative e di amalgama completate, quel elicottero militare croato si alzerà realmente in volo per portare aiuto a una nave cisterna in fiamme: lo scenario dell’esercitazione finale».

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