Un rifugio salva opere d’arte al Magazzino 20 di Trieste
L’edificio in Porto vecchio verrà restaurato con i fondi del ministero per proteggere quadri e sculture in caso di calamità

TRIESTE Il rilancio del Porto vecchio passa per il Magazzino 20. Dopo la valorizzazione della centrale idrodinamica, della sottostazione elettrica e del Magazzino 26, l’edificio - utilizzato dal 1894 per movimentare le merci - si appresta a diventare la sede regionale delle opere d’arte da proteggere in caso di terremoto o calamità naturale. La notizia, diventata ufficiale martedì, con lo stanziamento da parte del Mibact della prima tranche di fondi (1 milione e 350mila euro), ieri ha preso corpo con la “dichiarazione d’intenti” della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Fvg, che in una nota ha messo nero su bianco tutti i dettagli finora disponibili. «Una quota del piano terra sarà attrezzata come zona di ricovero delle opere d’arte in caso di calamità naturali o di eventi ad alto impatto».
Il soprintendente Corrado Azzollini conferma dunque ciò che l’assessore regionale alla cultura Gianni Torrenti aveva già anticipato. «All’epoca del terremoto del ’76, tutte le opere d’arte furono messe al riparo nella chiesa di San Francesco di Udine, dunque in una zona sismica». Sebbene nei tempi più recenti il rischio sismico sia stato esteso a tutta la regione, Trieste resta nella fascia di pericolo medio-bassa. Da qui l’idea della Soprintendenza di creare a Trieste un rifugio dove proteggere, in caso di necessità, tutte le opere sparse nel territorio. Ma il futuro utilizzo del Magazzino 20 non si limita a questo. Da mesi Azzollini e i suoi lavorano per fare dell’edificio ottocentesco un “Centro per l’archeologia del Fvg”. Un progetto da realizzare, oltre che con il sostegno della Regione, anche con l’appoggio del Comune di Trieste, proprietario dell’immobile. In attesa dell’Atto di concessione trentennale da parte di quest’ultimo, ora che i fondi ci sono si tenta insomma di stringere i tempi con la progettazione.
«Gli spazi, una volta restaurati, fungeranno da centro di studio e formazione dell’archeologia, punto di riferimento per l’Italia settentrionale e di respiro transfrontaliero, grazie anche al coinvolgimento dei Paesi confinanti». Ecco che iI piano terra diviene pronto ad accogliere i reperti archeologici di pertinenza della Soprintendenza, provenienti dagli scavi sul territorio regionale. «Si tratta di un patrimonio in continuo accrescimento che ha necessità di trovare un’adeguata sistemazione» spiega Azzollini. Conservati in un unico sito, i reperti potranno essere catalogati, studiati, restaurati e valorizzati. Via libera allora a uffici per la catalogazione, laboratori di diagnostica e restauro, aule didattiche, spazi per esposizioni temporanee. «L’Erpac sta per rilanciare sia la scuola di restauro della carta, già riconosciuta a livello ministeriale, sia il corso di restauro del tessile - così Torrenti -. In questo nuovo progetto vediamo la possibilità di aggiungere un terzo tassello in Fvg». La notizia ha sollecitato Italia Nostra Trieste a rilanciare almeno una parte del progetto presentato nel 2013 dalla presidente Antonella Caroli, quella che prevedeva di ricreare, nel Magazzino 20, una foresteria per i giovani «da considerare protagonisti del processo di rigenerazione del distretto storico portuale».
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