Orban froda l’Europa con appalti pilotati a favore del genero
La denuncia in un rapporto dell’Ufficio antifrode di Bruxelles. Le irregolarità rilevate ammontano a 40 milioni di euro
di Mauro Manzin
BUDAPEST. È considerato il principale avversario dell’Unione europea pur facendone parte. Ha respinto le quote di accoglienza dei migranti che Bruxelles aveva assegnato al suo Paese, ha creato immediatamente ai confini con la Serbia un muro anti-profughi che piacerebbe molto al presidente Usa Donald Trump (leggi Messico) e ha spesso gridato contro l’Ue definendola una sorta di nuova inquisizione. Eppure, facendo tutto questo, Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria, non disdegnava di riempire le tasche dei suoi parenti più stretti proprio con soldi sottratti all’Unione europea.
Così, mentre la procura ungherese, controllata dal governo, ritarda ancora l'avvio delle indagini sulla frode gigantesca, denunciata dall'Ufficio antifrode dell'Ue (Olaf) e connessa al genero del premier, Istvan Tiborcz, 32 anni, marito della figlia maggiore del premier, Rahel, un giornale online (24.hu) ha pubblicato il testo della relazione. L'Olaf denuncia le irregolarità nelle operazioni, dirette a modernizzare l'illuminazione delle strade in una decina di città di provincia fra il 2009 e il 2014, per un valore totale di più di 40 milioni di euro, e parla di «segni evidenti di criminalità organizzata» negli appalti.
Questi erano pilotati in modo che il vincitore fosse sempre la ditta Elios, di proprietà del 32enne genero di Orban. Le condizioni degli appalti erano redatte dagli stessi esperti di Elios, per poter escludere ogni concorrente, con la complicità dei sindaci Fidesz (partito di Orban) delle città coinvolte nel programma. «Questo è il modello per tutti gli appalti pilotati ai danni dei fondi europei in Ungheria», ha scritto il giornale Nepszava. Lo scandalo è finito anche sulle colonne del Wall Street Journal divenendo così di portata mondiale. Ma a Budapest nulla si muove. Per adesso.
Come scrive sul suo blog Eva Balogh, già docente di storia dell’Europa sudorientale a Yale, il genero di Orban aveva solo due problemi: trovare il capitale necessario per sviluppare la sua idea; trovare le città a cui la sua società avrebbe venduto le lampade al led di sua produzione. Detto e fatto. È bastata solo una telefonata per sbloccare il tutto. A garantire i finanziamenti necessari ci ha pensato l’amico Lajos Simicsk che dal 1990 gestisce le finanze di Fidez di cui Orban è il padre padrone. Immediatamente si è messo in azione anche il capo di gabinetto del premier e sindaco allora di Hodmezovasarhely nel sudest dell’Ungheria, Lanos Lazar il quale ha annunciato che la su municipalità sarà la prima in Europa a dotarsi di illuminazione al led. E il compito è così svolto. Due anni dopo Tiborcz e il suo partner acquistano la partecipazione di Simicsk alla Elios e alla fine del 2011 Hodmezovasarhely venie già denominata come la Los Angels d’Europa.
Ma lo scandalo delle luci al led non è il primo che coinvolge fondi elargiti dall’Unione europea all’Ungheria. Come scrive il britannico Guardian, i controllori europei hanno scoperto malversazione dei fondi Ue anche per la costruzione di una nuova linea della metropolitana di Budapest che è costata circa 1,7 miliardi di euro. Bruxelles aspetta ancora che l’Ungheria le restituisca 283 milioni di euro che non sono stati utilizzati, secondo l’Ue, in modo “pulito” per questa infrastruttura.
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