LUBIANA. Nuovi fantasmi aleggiano sulla realizzazione del secondo binario sulla linea ferroviaria Capodistria-Divaccia. In pratica la nuova infrastruttura potrà essere costruita solamente se l’Ungheria investirà nella stessa. Ma se, e soprattutto quanto Budapest è disposta a mettere sul piatto e che cosa chiederà in cambio restano un mistero.
La commissione parlamentare di controllo sulle finanze pubbliche al termine dei suoi lavori ha esplicitamente chiesto al governo di fornire un piano finanziario per la realizzazione della Capodistria-Divaccia senza l’intervento dei magiari. Il governo ha risposto in modo chiaro: senza l’Ungheria l’opera diventa irrealizzabile. Posizione che, come scrive il Dnevnik di Lubiana, ha trovato conferma anche presso gli uffici del direttore della società 2TDK Metod Dragonja, che è stata istituita per legge proprio per gestire la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria.
La posizione del governo Cerar è che proprio la 2TDK mettendo a posta il finanziamento di Budapest (si parla dai 200 milioni di euro) ha chiuso il piano finanziario per i lavori, riuscendo a ottenere anche un finanziamento da parte dell’Unione europea. E proprio grazie al cofinanziamento ungherese, sostengono fonti di governo, il progetto ha immediatamente riscosso un alto gradimento presso l’Unione europea visto che la Commissione Ue tende a valorizzare di più i progetti transfrontalieri. Se, dunque, la Slovenia dovesse perdere l’appoggio finanziario di Budapest rischierebbe, sempre secondo l’esecutivo Cerar, di restare senza anche degli almeno 109 milioni di euro che Bruxelles sarebbe disposta a mettere in gioco.
Il governo di Lubiana precisa altresì che se lo Stato dovesse farsi carico dei 200 milioni in caso di rinuncia dei magiari questo costituirebbe un grave problema per il bilancio della Slovenia. Slovenia che nel bilancio 2018-2019 e nelle future proiezioni di spesa non ha risorse aggiuntive alle quali fare ricorso. «Dopo il rallentamento della crescita economica registrata nel 2017 - sostengono fonti dell’esecutivo - non si possono attendere entrate aggiuntive per lo Stato».
Di fatto il governo con queste affermazioni in pratica smentisce quanto affermato ai tempi del referendum sulla Capodistria-Divaccia, quando aveva garantito l’esistenza di un “piano B” se l’Ungheria dovesse sfilarsi dal progetto. Affermazione questa che, peraltro, si trova ancora scritta sulla pagina web della 2TDK. Anche il suo direttore Dragonja nel settembre scorso aveva sostenuto che il governo «ha in tasca un piano B che consiste nel ricavare le risorse mancanti in caso di rifiuto di Budapest di contribuire all’opera con 200 milioni dal bilancio dello Stato». Ora la marcia indietro di Lubiana.
Il Partito Sinistra (Opposizione) chiede che il piano finanziario per la Capodistria-Divaccia venga reso pubblico così come il testo dell’accordo bilaterale con l’Ungheria che dovrebbe essere firmato - è la speranza - a breve. Ma né il sottosegretario alle Infrastrutture Jure Leben, né il ministro stesso Peter Gašperšič non vogliono parlare delle trattative in corso con i magiari.
La Sinistra è convinta che quando l’accordo sarà reso noto si scoprirà una divisione dei proventi dalla realizzazione dell’infrastruttura tra la Slovenia e l’Ungheria, un’influenza di Budapest nella gestione della 2TDK e affari collegati con il Porto di Capodistria. Certamente l’Ungheria con il premier Viktor Orbán non investe 200 milioni di euro senza ottenere una contropartita.