Sirovich cittadino onorario di Casoli
Allo scrittore triestino il riconoscimento dal Comune abruzzese per averne riscoperto la Memoria
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È sempre più stretto il legame che la città di Trieste sta stringendo con il paesino abruzzese di Casoli, cinquemila e rotti abitanti in provincia di Chieti. Un legame che verrà ufficializzato nel Giorno della Memoria, il prossimo 27 gennaio, quando il Comune di Casoli conferirà la cittadinanza onoraria allo scrittore triestino e geologo dell’Ogs Livio Isaak Sirovich. É stato d’altronde lui a ricostruire, con il suo libro “Non era una donna, era un bandito - Rita Rosani, una ragazza in guerra” (Cierre edizioni 2014/2015), una trama che altrimenti sarebbe rimasta sfilacciata. Nell’opera Sirovich racconta la storia della triestina Rita, medaglia d’oro della Resistenza, che il 17 settembre 1944 venne trucidata, a 23 anni, sul Monte Comune a nord di Verona, in un violento scontro a fuoco tra alcuni partigiani e un battaglione di soldati fascisti e nazisti. Sirovich si avvale delle corrispondenze epistolari che Rita ebbe con il fidanzato Giacomo Nadler, deportato a Casoli insieme ad altri 50 ebrei stranieri di Trieste subito dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia.
Ecco che il volume di Sirovich «ha contribuito a far conoscere alcune delle vicende occorse a Casoli durante la guerra agli internati/deportati ebrei», scrive il sindaco del paese abruzzese, Massimo Tiberini, nella lettera in cui ufficializza la cerimonia. «Sirovich - si legge nel testo - ha valorizzato i documenti conservati a Casoli relativi alla presenza sia dei prigionieri/internati ebrei stranieri e sia dei tanti civili sloveni e croati deportati in campi di concentramento e di internamento nel territorio italiano, e in specie abruzzese, dopo l’invasione del Regno di Jugoslavia nella primavera del 1941 da parte della monarchia e del Regime fascista italiano. Servendosi di interviste a testimoni dell’epoca, ha saputo raccontare il comportamento della comunità casolana con competenza, manifestando anche un’insolita empatia con chi all’epoca fu travolto da vicende di imprevedibile tragicità».
«Sono commosso, è una notizia tanto inaspettata quanto piacevole», commenta Sirovich, consapevole di aver anche ispirato lo storico Giuseppe Lorentini a ideare il progetto di ricerca online sul Campo di concentramento di Casoli, che, attraverso il sito www.campocasoli.or, permette di far rivivere parte della memoria storica del paese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ecco che il volume di Sirovich «ha contribuito a far conoscere alcune delle vicende occorse a Casoli durante la guerra agli internati/deportati ebrei», scrive il sindaco del paese abruzzese, Massimo Tiberini, nella lettera in cui ufficializza la cerimonia. «Sirovich - si legge nel testo - ha valorizzato i documenti conservati a Casoli relativi alla presenza sia dei prigionieri/internati ebrei stranieri e sia dei tanti civili sloveni e croati deportati in campi di concentramento e di internamento nel territorio italiano, e in specie abruzzese, dopo l’invasione del Regno di Jugoslavia nella primavera del 1941 da parte della monarchia e del Regime fascista italiano. Servendosi di interviste a testimoni dell’epoca, ha saputo raccontare il comportamento della comunità casolana con competenza, manifestando anche un’insolita empatia con chi all’epoca fu travolto da vicende di imprevedibile tragicità».
«Sono commosso, è una notizia tanto inaspettata quanto piacevole», commenta Sirovich, consapevole di aver anche ispirato lo storico Giuseppe Lorentini a ideare il progetto di ricerca online sul Campo di concentramento di Casoli, che, attraverso il sito www.campocasoli.or, permette di far rivivere parte della memoria storica del paese.
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