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Trieste, tenta di svaligiare una villa ma muore volando dal tetto

Il corpo scoperto dalla proprietaria sotto le finestre della casa. Il raid avvenuto nel weekend quando marito e moglie erano in Carnia

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A Trieste ladro si arrampica, cade e muore: le testimonianze

TRIESTE Sono le otto di mattina di ieri quando la signora Gabriella, coniuge di un noto medico triestino, il dottor Giuliano Bertoli, esce dalla porta di casa per andare a fare ginnastica. Lei e il marito abitano in un’elegante villa di vicolo degli Scaglioni, al numero 12. Ma senza telecamere né sistemi di allarme. La donna scende dai gradini dell’ingresso e percorre qualche metro lungo il giardino per raggiungere l’automobile. Ma si accorge di aver dimenticato la chiave. Si volta per tornare indietro e alza lo sguardo. «Ho visto qualcosa di blu, qualcosa di strano», racconta. «Non capivo cosa fosse». Si avvicina di un paio di passi. C’è un corpo disteso per terra. Il terrore le blocca il respiro. Corre in casa, si chiude dentro e chiama un parente carabiniere.


È finito in tragedia il colpo che un ladro voleva mettere a segno nella villa della copia. L’uomo, un montenegrino di cinquant’anni senza fissa dimora, voleva svaligiare la casa. Ma è morto mentre cercava di arrampicarsi sulla parete dell’edificio. L’incidente è avvenuto in questo fine settimana, tra venerdì e domenica, mentre la coppia era in Carnia per trascorrere il weekend. Probabilmente lo straniero aveva individuato le vittime, studiandone le abitudini. Ha aspettato che marito e moglie fossero via e l’abitazione vuota.

L'incidente. La dinamica è stata ricostruita dagli investigatori: il montenegrino ha scavalcato il muretto dell’abitazione, probabilmente passando dai giardini delle case a fianco. Davanti a sé, in alto, ha notato una tettoia in leggera pendenza. Un punto esposto, che dà sulla camera da letto. Per issarsi e raggiungerla, ha usato come scaletta un’inferriata di una delle finestre del piano terra.

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Non ci vuole particolare agilità. Ma quando il malvivente ha messo i piedi sulle tegole è scivolato e ha perso l’equilibrio piombando per terra. Un volo di oltre cinque metri. Il ladro ha cercato disperatamente di salvarsi afferrando il primo appiglio a sua portata: una grondaia a cui si è aggrappato mentre stava precipitando. Ma il peso del corpo, come è evidente dai pezzi di metallo divelti dalla parete, ha trascinato giù la struttura, strappandola dal muro. L’uomo è stramazzato al suolo di schiena. Circostanza, questa, che lascia presupporre che l’incidente sia avvenuto in pochi secondi. Un impatto tanto improvviso quanto violento, anche se per terra non sono state rinvenute tracce di sangue: forse l’uomo si è rotto l’osso del collo. Il medico legale che ha constatato il decesso ha comunque appurato sulla salma una serie di fratture multiple.

È stata proprio la signora Gabriella ad allertare i soccorsi. La prima telefonata l’ha fatta d’istinto a un carabiniere che lavora in una caserma di Palmanova. Un parente. È stato il militare ad allertare i colleghi di Trieste. «I carabinieri sono venuti subito», ricorda lei. «Io ero terrorizzata».

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Sul posto, naturalmente, anche un’ambulanza. Ma per il ladro, al suolo da diverse ore, non c’era ormai nulla da fare. Sarà l’autopsia ad accertare l’ora in cui il malvivente ha perso la vita e le cause esatte. Difficile, da quanto risulta dalla testimonianza della coppia, che il decesso sia avvenuto domenica notte quando marito e moglie erano già in casa: «Ho il sonno leggero - spiega la signora - mi sarei svegliata di soprassalto se avessi sentito solo un minimo rumore».

Una grondaia che si stacca dalla facciata, di fronte alla camera da letto, non deve essere stata una scena silenziosa. Tanto meno una persona, sembra piuttosto corpulenta, che precipita sul pavimento sottostante. Il cane della coppia, un boxer, se ne sarebbe certamente accorto e avrebbe iniziato ad abbaiare. La coppia, dunque, ha trascorso la notte con il morto in giardino.

I carabinieri hanno trovato addosso al cadavere attrezzi per lo scasso. Cacciaviti. Nelle tasche pure alcune centinaia di euro, forse frutto di altri furti. Gli investigatori sono riusciti a risalire al nome e cognome del montenegrino grazie al passaporto che teneva con sé. Ma l’identità resta ancora segreta perché non è certo che la famiglia della vittima sia stata rintracciata all’estero e avvertita.

La Procura di Trieste ha aperto comunque un fascicolo d’indagine. Tutto appare ormai chiaro: morte, causa e dinamica. Ma c’è ancora un aspetto da accertare, su cui gli investigatori sono al lavoro: il malvivente era solo o aveva altri complici? Quella zona “bene” della città, già in passato oggetto di furti e scassi, è di nuovo nel mirino?
 

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