I tre musicisti rifugiati che lanciano a Trieste la nuova hit su Kabul
Il gruppo Ekhtelaf canta le tragedie della capitale afgana: «Ci siamo conosciuti tre anni or sono, all’arrivo in Europa»

TRIESTE. Una storia di integrazione nel segno della musica. Si chiama “Kabul” il nuovo singolo edito dagli Ekhtelaf, gruppo musicale rap composto da tre rifugiati afgani residenti a Trieste, che nel pomeriggio di ieri alla Casa della Musica 55 nel centro cittadino del capoluogo regionale hanno presentato il videoclip – sottotitolato in italiano – del brano. Il pezzo, miscela di beat elettronico e strumenti tradizionali, è uscito all’inizio dell’estate scorsa, riscontrando notevole diffusione nei portali musicali utilizzati in Medio Oriente e dai rifugiati residenti in Europa, come la piattaforma 20 Rap in Iran e Radio Faryad nei paesi scandinavi.
La storia Il percorso del gruppo è iniziato tre anni or sono, nel 2014, quando i tre – Faryad, Habib e Qadir – appena arrivati in Italia, erano ancora richiedenti asilo. Lo status di rifugiati politici è stato riconosciuto loro nel corso dell’anno passato.
Risale proprio all’estate del 2016 il primo singolo “Bazicheh”, realizzato con il sostegno del Consorzio Italiano di Solidarietà (Ics) – Ufficio Rifugiati in collaborazione con Little Paris Production, team di produzione di audiovisivi. Per quanto riguarda la promozione del nuovo brano, “Kabul” appunto, si è rinnovato il contributo messo in campo dalle due realtà, a cui si è aggiunto il supporto del circolo Arci di Budoia.
Le motivazioni «Il sostegno di Ics persegue i principi cardine dell’organizzazione, nel favorire l’integrazione dei rifugiati non solo negli aspetti formali – si legge nel comunicato diffuso dall’ente benefico che si occupa di accoglienza –. Il percorso di Ekhtelaf mostra la volontà di impiegare i mezzi di comunicazione e la libertà di espressione che l’Italia offre loro, per recuperare un ruolo sociale attivo».
Il nome Ekhtelaf, in persiano, significa differenza. Un nome non casuale, che nell’intenzione dei componenti del gruppo sta a sottolineare il valore positivo e potenzialmente costruttivo delle differenze, siano esse di ordine etnico, culturale o religioso. Un nome scelto anche per evidenziare i tre diversi gruppi etnici di provenienza degli autori. Faryad è infatti di origine tagika, Habib hazara e Qadir pashtun.
La canzone degli anni ’70 Il testo di “Kabul” – il cui videoclip è stato girato fra Banne, frazione dell’Altipiano triestino, e la capitale dell’Afghanistan – è liberamente ispirato all’omonima canzone tradizionale, resa celebre negli anni Settanta dal cantante afgano Amir Mohammad. Un testo che si potrebbe definire nostalgico, colmo di riferimenti all’antico splendore della città, deturpata negli ultimi anni da guerre intestine e violenze di ogni tipo. Citato nel brano degli Ekhtelaf, il testo di Amir Mohammad ne costituisce la cornice, inframezzata da pezzi rap di forte denuncia degli sconvolgimenti sociali e politici di questi anni. Vengono in particolare raccontati, senza mezzi termini, i molti efferati eventi di cronaca nera che hanno insanguinato Kabul. Il più significativo di questi è l’assassinio – avvenuto nel 2015 – di Farkhunda Malikzada, giovane insegnante di religione linciata pubblicamente perché accusata da un mullah, con motivazioni inesistenti, di aver bruciato il Corano. Viene inoltre ricordato lo sconvolgente attentato del 23 luglio 2016, che provocò la morte di ottanta persone e il ferimento di altre duecentotrenta – la maggior parte delle quali di etnia hazara – “colpevoli” di manifestare pacificamente per i propri diritti per le strade della capitale afgana.
L’incontro «Ci siamo conosciuti una volta arrivati in Europa, il nostro singolo vuole essere un’opera di denuncia della reale situazione che si vive a Kabul – spiegano i tre componenti di Ekhtelaf –. A breve inizieremo a lavorare al prossimo brano, con l’obiettivo di raccontare – concludono – i molti motivi che spingono le persone ad abbandonare il proprio paese di origine».
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