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Terremoto a L'Aquila, Mattarella grazia il preside del convitto crollato

Concessa da Mattarella al friulano Livio Bearzi, dirigente dell’istituto che andò distrutto nel sisma dell’Aquila causando tre vittime

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ROMA. La scossa 5.8 della scala Richter devastò L'Aquila, spezzò la vita di tre studenti del convitto nazionale “Domenico Cutugno” e travolse anche quella di Livio Bearzi, dirigente scolastico friulano all'epoca preside dell'istituto da pochi mesi. Da quella notte del 6 aprile 2009 la potenza distruttrice del sisma portò uno strascico di macerie, rimosse per il preside friulano solo ieri, con l'arrivo della grazia con cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha condonato interamente la pena accessoria dell'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, consentendogli di poter tornare presto nel mondo della scuola.


Bearzi era stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a 4 anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per omicidio colposo plurimo e lesioni personali, per la morte dei tre studenti e il ferimento di altri due nel crollo. Numerosi gli attestati di stima, in Fvg e dagli studenti aquilani, a fronte di una condanna che appariva sorprendente, soprattutto se paragonata a scandali che hanno caratterizzato la gestione del prima e dopo-terremoto. Il dirigente fu ritenuto colpevole per la mancata ristrutturazione dell’ottocentesco edificio del Convitto e l'assenza di un piano sicurezza. Bearzi - che intanto era rientrato a Udine e dirigeva in istituto comprensivo - si trovò dietro le sbarre dal 10 novembre al 23 dicembre 2015, quando il suo avvocato, Stefano Buonocore ottenne dal magistrato di sorveglianza di Udine l'affidamento in prova ai servizi sociali, confermato nell'aprile 2016 dal Tribunale di Trieste e che lo vede tuttora svolgere volontariato in un consorzio di accoglienza ai profughi.

«Estremamente felice, desidero ringraziare tutti coloro che a vario titolo e in diverso modo mi sono stati accanto e hanno sostenuto la richiesta di grazia», ha detto Bearzi, che ora potrà ricostruire anche la sua vita professionale. «Questa decisione è quanto abbiamo sempre sostenuto - ha detto Buonocore - Bearzi è un bravissimo preside e deve rientrare nella scuola, perché il contributo che può dare è grandissimo. So quanto ci tiene». All’epoca il Friuli si schierò col preside che dirigeva un istituto comprensivo di Udine. Fu la scuola a organizzare la raccolta di firme a sostegno della richiesta di grazia.

Molti i commenti di sollievo, dal capogruppo di FI Riccardo Riccardi al presidente del Consiglio regionale Franco Iacop alla deputata Laura Fasiolo. «Gratitudine» ha espresso al Capo dello Stato per la «grande saggezza» la presidente del Fvg Debora Serracchiani: «Le molte voci» dalla «società civile e dalle istituzioni» verso il Presidente - così la governatrice - miravano «porre rimedio a una situazione di oggettiva ingiustizia in cui si era trovato Bearzi, unico a dover rispondere di una tragedia contro cui nulla aveva potuto opporre». Serracchiani, che aveva scritto a Mattarella chiedendo l'annullamento di pena e interdizione, ricorda che «rimane la questione di una normativa che, mentre obbliga dirigenti scolastici e responsabili della sicurezza a segnalare rischi e pericolosità degli edifici, non li mette nelle condizioni di agire per risolvere deficit», dice Serracchiani auspicando che ora il legislatore intervenga.
 

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