A Grado la rivolta anti migranti: in 350 in aula VIDEO E FOTO
Alle 9 l’arrivo degli abitanti di Fossalon in Municipio. Dopo le polemiche dei giorni scorsi non c'erano bimbi in aula. Seduta sospesa per mezz'ora. I consiglieri di opposizione chiedono un referendum e poi lasciano l'aula per protesta contro il sindaco

Profughi a Fossalon, sotto assedio il sindaco di Grado
GRADO Una maxi protesta anti-profughi. Senza, però, bambini al seguito che tante polemiche avevano suscitato nei giorni scorsi. La contestazione che è andata in scena oggi, lunedì 16 ottobre, con 350 persone in Consiglio comunale a Grado non ha precedenti. Non in Friuli Venezia Giulia, come tante regioni alle prese con la delicata partita dei migranti. Ma la piccola frazione gradese di Fossalon, in cui sono destinati 18 richiedenti asilo, si ribella. L’appuntamento in municipio era fissato alle 9: una mattinata ad alta tensione. E blindata. Viste le premesse della vigilia, c'è stato un considerevole dispiegamento di poliziotti e carabinieri.
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A metà mattina il Consiglio comunale è stato sospeso per una mezzora per le contestazioni. I consiglieri di opposizione hanno chiesto di indire un referendum per far decidere ai cittadini sulla quaestione, ma il sindaco Raugna ha respinto la proposta, spiegando che prima serve un confronto con la maggioranza. A quel punto i consiglieri di opposizione si sono alzati dai banchi e sono usciti dall'aula assieme ai tanti cittadini presenti. Il consiglieri di maggioranza hanno proseguito poi la seduta con gli altri punti all'ordine del giorno.
La chiamata a raccolta popolare, con il suggerimento ai residenti di portarsi i bimbi appresso, porta la firma del “Comitato 18”. Dopo le polemiche, però, di bambini non se ne sono visti.
Da Trieste il prefetto Annapaola Porzio, commissario di governo in Fvg, guarda con preoccupazione a quanto accade nella località lagunare. «Innanzitutto va chiarito che i migranti che Fossalon ospiterà non provengono dal Cara di Gradisca - premette la funzionaria - e poi va detta una cosa: lo sforzo che viene richiesto ai Comuni è di farsi carico di una piccola presenza di richiedenti asilo. Ciò peraltro rientra in un accordo tra ministero dell’Interno e l’Anci», precisa.
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«Lo sforzo che in tutta Italia stiamo facendo è quello di far capire che se ciascun Comune accoglie un numero esiguo di persone, corrispondente al piano ministeriale, il peso non ricade tutto sulle città più grosse». Porzio è certa che «incontrando la popolazione locale e spiegando ai residenti le ragioni delle scelte, sia possibile arrivare a una composizione del dissidio». Una protesta che, in questi termini, «non comprendo fino in fondo», visto che «parliamo di appena 18 persone, quindi un numero non enorme. Quando i cittadini si saranno abituati ai migranti non ci faranno nemmeno caso perché non creeranno alcun problema».
Sulla vicenda interviene pure Gianfranco Schiavone, responsabile dell’Ics a Trieste, la realtà che insieme alla Caritas si occupa dei migranti nel capoluogo. «La situazione che si sta creando a Fossalon è inaccettabile», rileva. «I Comuni che vogliono collaborare dovrebbero mettersi nell’ottica di proporre progetti nell’ambito dello Sprar. Ciò per un motivo molto semplice - precisa - perché così facendo è possibile avviare veri e propri percorsi di integrazione. Questo prevede una consultazione con la popolazione locale, l’individuazione di strutture adeguate e un investimento sul lungo periodo. L’invito, quindi, è di prepararsi a presentare progetti nell’ambito del sistema di protezione».
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