Buffon tra Sgarbi, selfie e autografi: "Trieste città stupenda"
Il fuoriclasse risponde con l’abituale disponibilità al grande affetto della gente «Ho visto tantissimi bambini. Mi considerino un esempio positivo, non un eroe»

TRIESTE «Era un’esperienza che andava fatta e viverla con un professore come Sgarbi non solo ti fa sembrare di tornare a scuola ma ti rafforza la volontà per migliorarti». Dall’Allianz Stadium di Torino, con tanto di rigore parato alla prima di campionato, al Salone degli Incanti di Trieste, dove poter attingere da uno scrigno d’arte e disquisire di autori, codici e stili pittorici.
Buffon arriva in treno a Trieste: l'assalto dei tifosi
Tutto in meno di 24 ore per Gigi Buffon, il portiere della Juventus e della Nazionale, ieri a Trieste per rispondere alla chiamata del “vate” Vittorio Sgarbi cercando di vitalizzare l’attenzione nei confronti della mostra “Le Stanze segrete”. Buffon accetta dunque il ruolo di testimonial per caso ed entra in campo anche qui in veste di protagonista, marcato molto stretto dalla folla ma a suo agio al cospetto di tele, miniature, dipinti e sculture che spaziano dal tardo Quattrocento alla prima metà del Novecento. Da dimenticare quindi, almeno per un giorno, lo stereotipo del calciatore dedito a tatuaggi, gel, auto di lusso e banalità in chiave social.
[[(MediaPublishingQueue2014v1) Dalla stazione alla mostra, la giornata triestina di Buffon]]
Buffon, abbigliamento casual, occhiali scuri e coppola, approda invece a Trieste in treno direttamente da Torino, sbarca come previsto poco dopo le 12 accolto dall’assessore comunale Giorgio Rossi e si concede il primo approccio con i fan in stazione. Sono un centinaio circa. Il meglio dovrà arrivare poco più tardi al Salone degli Incanti, a partire dalle 13.30, dove andrà in scena la “lectio magistralis” curata dallo stesso Vittorio Sgarbi. Buffon non opta per i panni da scolaretto ma dialoga, puntualizza e trasmette.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) La giornata triestina di Buffon tra selfie e autografi]]
La sua non è una preparazione accademica ma la cultura è viva, la passione autentica e quando ad esempio bisogna confutare i tratti scuola caravaggesca, ecco che Buffon non si salva mai smanacciando in corner ma anima l’ascolto e accentua la partecipazione: «Mi sembra a volte di essere tornato a scuola – ha ribadito Buffon durante la visita – ma anche parlando di arte tutto dipende spesso dal professore che hai davanti, se possiede la sensibilità giusta, la capacità di creare l’interesse e di renderti curioso stimolando la tua voglia di crescere e di conoscere. Grazie a Vittorio Sgarbi – ha ribadito il portiere dei campioni d’Italia – tutto questo accade e mi spinge così a migliorare la cultura in questo campo».
Sgarbi mentore quindi ma Buffon traino assoluto per una risoluzione di alto impatto popolare: «Buffon è intanto un grande uomo – ha sottolineato l’assessore comunale alla Cultura Giorgio Rossi, tra l’altro juventino doc – con valori sani e condivisibili. Grazie a lui l’evento è stato del tutto straordinario sul piano mediatico». In effetti l’abbraccio della città al portiere bianconero è stato particolare, dettato, questo va sottolineato, non solo dall’amore dei molti tifosi della Juventus ma pure dall’interesse di un gran numero di appassionati in generale, donne comprese, a prescindere dai colori calcistici di appartenenza: «Il fatto di essere anche il portiere della Nazionale certo mi aiuta in questo abbraccio popolare – le parole di Buffon –. Ho visto tantissimi bambini, è vero, ma non devono considerarmi come una specie di eroe, quanto, io spero, come un riferimento positivo, di uomo e calciatore». Disponibile e persino fin troppo paziente. Tra lo scalo in stazione, quello dello spuntino a Eataly e della visita al Salone degli Incanti, Gigi Buffon avrà firmato centinaia e centinaia di autografi e dato vita ad altrettante pose da selfie.
Un omaggio a Trieste? Non poteva mancare, anche se qui il tema ha diviso il maestro e l’illustre allievo, Sgarbi e Buffon. Se per il critico d’arte la città appare ancora «morta o dormiente», per il campione del mondo 2006 rappresenta invece un modello di unicità e tradizione: «È stupenda, ci vengo sempre volentieri – ha sostenuto Buffon con accenti al miele –, tra l’altro ci abbiamo anche vinto uno scudetto. Penso tuttavia anche alle sue forti peculiarità, come la Brezza (confondendosi con la Bora, ndr), e alla sua grande storia. Non credo sia una città svogliata o in preda al torpore, è talmente bella che non può restare dormiente. Io penso invece alle molte iniziative che stanno prendendo piede e in grado di esaltare la bellezza di questo luogo. Credo inoltre che l’attuale giunta – ha aggiunto – troverà la maniera per esaltare al meglio Trieste e il suo spirito». Così parlò Gigi Buffon. E se ci fosse un sequel? La porta sembra infatti aperta per una sorta di Buffon bis a Trieste dal respiro artistico, magari ambientato altrove: «La prossima volta ti porto al Museo del Risorgimento – ha detto Sgarbi tra il serio e il faceto –, l’assessore Rossi lo aprirà soltanto per te...».
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