Condannati a morte i secolari cedri del parco comunale di Gorizia
Il fungo Armillaria mellea distruggendo le maestose piante. L’assessore del Sordi: «Devastati nel giro di pochi anni»

GORIZIA Si chiama “Armillaria mellea”. È un fungo che ha portato lentamente ma inesorabilmente alla morte gli storici cedri che si trovano nel parco del municipio di Gorizia. Alberi belli e maestosi quanto fragili e malati. Nelle scorse settimane sono stati potati e messi in sicurezza.
E l’intenzione, sempre che la Soprintendenza dia il suo benestare, è di trasformarli in opere d’arte che opere di intaglio effettuate da artisti specialisti.
A fare il punto della situazione è l’assessore comunale all’Ambiente Francesco Del Sordi. «Nel parco del municipio - spiega - abbiamo avuto un grosso problema sui cedri che sono posti nell’aiuola in prossimità dell’ingresso principale. Sono stati colpiti da un fungo parassita che li ha devastati nel giro di cinque anni. Per lungo tempo, abbiamo tentato di contenere l’espandersi del fungo, il noto chiodino che si chiama Armillaria mellea, ma inutilmente. Questo agente patogeno fa morire le piante poichè le priva della linfa».

Un primo albero, che molti anni fa era stato colpito da un fulmine, è stato tolto e sostituito con un esemplare più giovane. «Ma pure questo è morto a sua volta dopo pochi anni ed è già stato tagliato. Pure gli altri tre hanno avuto il medesimo destino e li abbiamo allegeriti dei rami per metterli in sicurezza. Trattandosi di una zona tutelata, abbiamo comunicato, a suo tempo, alla soprintendenza la necessità di tagliare questi tre alberi. Ma attendiamo risposte. Pertanto, l’idea è di trasformarli in opere d’arte. E comunque - conclude Del Sordi - non ci sono possibilità di rimettere alberi analoghi nell’immediato pena spendere soldi inutilmente (parliamo dei decine di migliaia di euro)».
I sintomi dell’attacco di Armillaria mellea sono generalmente aspecifici e si estrinsecano in uno stato di debilitazione e di sofferenza generale: sviluppo stentato, clorosi fogliare generalizzata o localizzata, disseccamenti ed infine la morte della pianta ospite. Caratteristica è il fatto che spesso dopo la morte della pianta ospite le foglie secche non cadono subito ma rimangano per un certo periodo di tempo sui rametti. Le manifestazioni tipiche dell’attacco di Armillaria mellea si estrinsecano analizzando il colletto della pianta ospite. Infatti scalzando la parte corticale sia del colletto ma anche delle grosse radici, si evidenzia il tipico feltro miceliare (placche miceliari) e con le caratteristiche rizomorfe del fungo di colore bianco-crema. Da queste ultime si avverte un penetrante odore di “fungo fresco” nel momento in cui vengono scoperte. Le rizomorfe sui tessuti infetti e colonizzati da molto tempo diventano dei filamenti viva via più scuri per diventare neri a contatto con l’aria. «In città - conclude Del Sordi - la situazione invece è più rosea. Tromda d’aria a parte, sulle migliaia di alberi presenti, ne sostituiamo dai 50 ai 100 all’anno. La causa di morte è legata alle condizioni di vita molto diverse da quelle che troverebbero in natura. Ovviamente nel reimpianto procediamo con specie più resistenti e versatili». I cedri “comunali”, in questi anni, avevano subito anche dei danni piuttosto significativi da fulmini e maltempo, ed evidentemente il fungo ha avuto vita più facile a proliferare su piante già debilitate. «Inoltre i cedri sono particolarmente sensibili, meno resistenti di altri alberi», conclude l’assessore comunale all’Ambiente.
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