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Fvg, la governatrice solleva il “caso Russo”

Il blitz sulla Ferriera con Fedriga e Battista finisce a Roma. Il senatore: «Ho difeso il centrosinistra»

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Francesco Russo si presenta in piazza Unità, proprio sotto il palazzo della giunta, assieme a Massimiliano Fedriga, destra, e Lorenzo Battista, sinistra. Parla di Ferriera e lo fa in mezzo ai comitati che chiedono la chiusura dell’area a caldo. «Un intervento a difesa della linea del centrosinistra», assicura lui.

Ma Debora Serracchiani non condivide, non con quei compagni di viaggio, non in una fase delicata del processo di riqualificazione dell’area. E, a quanto risulta, apre il caso a Roma. Non è la prima volta che la presidente non approva l’autonomia del senatore triestino. Ma stavolta, dopo il blitz trasversale di lunedì scorso, il malumore è forte. Perché la convinzione di Serracchiani è che Russo non si dovesse infilare in una manifestazione di contestazione dell’operato della Regione e del Pd sulla Ferriera. Una questione su cui lei stessa, oltre che nel ruolo istituzionale e politico, è impegnata pure da commissario.

Una competenza su più fronti che le ha consentito di ribadire in un’intervista al Piccolo che la Regione «ha fatto con rigore quello che doveva fare», che «la Ferriera deve rispettare i limiti di legge ed essere in grado di coesistere con la città» e che se l’area a caldo inquina, «occorrerà avviare un percorso che porti alla sua chiusura».

Venuta a conoscenza di Russo fianco a fianco con il leghista Fedriga e lo scissionista Battista, oltre che con il sindaco Dipiazza e l’assessore Polli, Serracchiani non ha digerito. E, ricordata la posizione del Pd sulla Ferriera, avrebbe chiesto chiarimenti ai piani alti del partito sull’iniziativa di Russo, il “pierino” che già in passato aveva spiazzato i dem con l’accelerazione sulla città metropolitana e forzando le primarie a Trieste quando la ricandidatura di Roberto Cosolini sembrava cosa fatta. Senza dimenticare il pressing per un ricambio della segretaria regionale, Antonella Grim in testa, e pure nei confronti della presidente, sollecitata a più riprese a sciogliere le riserve in vista delle regionali 2018.


«Serracchiani se l’è presa? Non mi risulta e, se anche fosse così, non me l’ha comunque detto – commenta Russo –. Quel che è certo è che lunedì sono andato in piazza a difendere quanto fatto dal centrosinistra, strappando qualche consenso che fino al giorno prima non avevamo». Nessuna facile promessa, assicura il senatore, «tanto che non ho firmato, contrariamente a Fedriga e Battista, la petizione di No Smog in cui si chiede alla Regione di avviare le procedure di chiusura dell’area a caldo. Ho semplicemente ripetuto quanto diciamo da sempre: il destino dei lavoratori e la salute dei cittadini non vanno contrapposti, si deve puntare in tempi certi a una riconversione sostenibile del sito di Servola. Alla chiusura, non in pochi giorni, ci si potrà arrivare partendo dallo sviluppo del porto, dalla riqualificazione di Porto vecchio e dalla città metropolitana». (m.b.)
 

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