Trieste, esercenti di Ponterosso “ostaggio” dei cantieri
Negozianti di via Bellini in rivolta. «Ci hanno murati vivi. Danni incalcolabili». E c’è chi esasperato sceglie di chiudere il ristorante «causa lavori comunali»

TRIESTE «Murati vivi». Si definiscono così gli esercenti di Ponterosso, a Trieste, da quando, il 5 giugno scorso, il cantiere per il rifacimento della pavimentazione è arrivato fin sotto alle loro insegne. Si tratta dei negozi e dei locali di via Bellini che, guardando il mare, si trovano affacciati alle sponde di sinistra del Canale, nel tratto compreso fra via Roma e via San Spiridione. La ripavimentazione di Ponterosso con il recupero dell’antico masegno è iniziata ad aprile, ma finora aveva interessato solo il tratto “basso”, che dalla piazza Ponterosso scende giù verso le Rive, dove di negozi non ce ne sono.
Il problema è sorto dunque adesso, da quando il cantiere, appunto, è avanzato verso Sant’Antonio e si è posizionato proprio davanti ai caffè e ai negozi. Lo spazio transitabile fra le loro porte d’ingresso e i lavori è ridotto al solo marciapiede, poco più di un metro. Il resto del passaggio è interdetto fino alle sponde, fra ruspe e rumori, polvere e calcinacci. Né più né meno di ciò che succede vicino a ogni cantiere, ma il punto è che tutto questo è stato programmato in concomitanza con il clou della stagione.
Il Canal Grande con le sue barche posteggiate, la chiesa di Sant’Antonio e sullo sfondo i suggestivi tramonti, rappresenta una tappa immancabile nei percorsi turistici. E il cantiere fa da deterrente anche ai più curiosi. L’obiettivo è accrescere il fascino del Borgo Teresiano, così importante nella storia cittadina. Un’opera finanziata con un milione e 116.181,53 euro che nel lontano 2001 erano stati assegnati all’Autorità portuale per il vecchio progetto del tubone sottomarino, e che poi l’amministrazione Cosolini aveva fatto stornare nella riqualificazione del Canale, dalle Rive fino a via Trento.
Ciò che gli esercenti mettono in discussione non è l’opera di per sè ma la tempistica e la programmazione dei lavori. Tra polvere e rumori, i pedoni tendono a cambiare percorso, figuriamoci i turisti o i potenziali avventori. Tutti fattori che, sommati, contribuiscono ad arrecare un danno «inquantificabile» per gli esercenti, che confidavano nella bella stagione per arrotondare i fatturati. Tanto più che hanno dovuto spostare sedie e tavolini, - prima posizionati davanti alle loro porte -, chi in piazza Ponterosso, chi al di là della strada, dopo le strisce pedonali di via Roma.
Il risultato è «un danno economico che ci ha messo in ginocchio». Qualcuno ha perfino deciso di gettare la spugna, almeno per il periodo dei lavori. Così le proprietarie del ristorante “Un bacio sul canale”, Valentina Saccà e Susanna Sossi, arrivate al punto di chiudere «per ferie causa disagio lavori comunali» come recita il cartello affisso sulla porta.
«Chi vuole che venga a mangiare sotto il sole in piazza Ponterosso? Ci abbiamo anche provato, ma è costato solo tanta fatica inutile. Un conto è avere i dehor davanti alla porta, in questa via che è ombreggiata dai palazzi, un conto è farsi una cinquantina di metri andata e ritorno con i piatti. Apriremo solo per le cene che abbiamo già prenotato, e che non possono essere disdette. Fatte queste eccezioni, resteremo chiusi fino a quando lo spazio esterno al locale tornerà di nuovo agibile».
Non va meglio ai loro vicini, sebbene nessun altro abbia optato per un gesto così estremo. Il cantiere nel mese di giugno risulta un «danno» anche per la gelateria Xe, che si è trovata anch’essa con i dehor trasferiti a distanza, questa volta sul lato opposto di via Roma.
E c’è un altro aspetto che preoccupa gli esercenti da questo lato del Canale. «Non vorremmo si usassero due pesi e due misure...- lascia trapelare qualcuno, che preferisce rimanere nell’anonimato -. L’amministrazione comunale ci aveva comunicato in forma scritta che i lavori sarebbero finiti entro il 30 settembre su entrambe le sponde. E invece adesso pare che dall’altro lato (quello di via Rossini, ndr) riprenderanno dopo la Barcolana. Se fosse così, vorrebbe dire che saremo stati gli unici penalizzati. Forse - conclude il commerciante arrabbiato - noi non contiamo a sufficienza?».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori