In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

«Bomba dell’Isis»: erano due cantierini

Denunciati per procurato allarme. Sono dipendenti delle ditte esterne traditi dal telefonino. L’area venne sgomberata

2 minuti di lettura
Carabinieri nel cantiere di Panzano 

MONAFLCONE Avevano chiamato i carabinieri fingendosi cittadini arabi, inneggiando ad Allah e riferendo che alcuni connazionali avrebbero fatto esplodere un ordigno collocato all’interno di una delle navi in costruzione nello stabilimento di Panzano.

Era la fine di settembre, l’allarme è stato preso molto sul serio dall’azienda e dalle autorità. E per la prima volta nella storia lo stabilimento di Panzano è stato fatto evacuare completamente, dagli uffici alle officine e anche dalle navi in allestimento. In pochi ricordano una situazione simile, nemmeno durante le esercitazioni di sicurezza. Per fortuna non c’era alcuna bomba, nessun terrorista islamico e chi aveva fatto le telefonate è stato individuato e denunciato. L’accusa è procurato allarme e i responsabili passeranno un mare di guai. Si tratta di due giovani italiani, monfalconesi, rispettivamente di 31 e 37 anni, dipendenti di una società esterna che lavora nel cantiere. Due persone che, da quanto si è saputo, hanno diversi precedenti penali e sono vecchie conoscenze delle forze dell’ordine.

E sono stati incastrati perché hanno usato il cellulare per fare la telefonata anonima alla centrale operativa del Comando provinciale dei carabinieri di Gorizia. Pensavano infatti di non essere scoperti perché prima hanno anche avuto l’accortezza di togliere la scheda sim. Senza non si possono fare telefonate, ma si può tranquillamente fare chiamate di emergenza o soccorso. Peccato però che non si sono resi conto che in questi periodi l’allerta di carabinieri e polizia è al massimo livello su fronte del terrorismo. C’è infatti una fortissima vigilanza elettronica per prevenire attentati. E per i carabinieri, che hanno condotto accurate indagini e ispezioni assieme al personale della security Fincantieri, non è stato molto difficile chiudere il cerchio andando a individuare il telefonino che è stato rintracciato in una casa grazie al codice ”Imei”. Come quando si cerca i cellulari rubati.

Proprio giovedì gli stessi carabinieri hanno dato “esecuzione” ai provvedimenti di perquisizione emessi dalla Procura dei Gorizia e firmati dalla pm Valentina Bossi, nei confronti dei due indagati. È stato fatto un blitz nelle case dei due giovani ed è stato trovato e sequestrato il telefono cellulare che era stato usato per fare la telefonata anonima. Una brutta storia e ora i giovani passeranno un sacco di guai, da una parte la denuncia dei Carabinieri, poi quella dell’azienda. Ed è molto probabile che la società dove lavorano proceda con il licenziamento. Quella giornata di allarme a Fincantieri era stata pesante, erano state fatte perquisizioni a tappeto, setacciate banchine, aree sensibili, era stata battuta palmo a palmo la nave in costruzione. Pure la mensa. Un’operazione condotta dai carabinieri che avevano chiesto rinforzi alla polizia e alla Questura e era stata coinvolta anche Trieste. Tutto si è concluso bene, non per i due giovani che la pagheranno cara.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori