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«L’accoglienza nella parrocchia di Aquilinia è una soluzione provvisoria»

Il prefetto di Trieste Annapaola Porzio analizza l’emergenza profughi alla luce del raid vandalico avvenuto nei confronti del parroco don Iannaccone

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La chiesa di San benedetto Abate ad Aquilinia 

TRIESTE «Sono stati più numerosi del previsto ma soprattutto di una tipologia inaspettata, vista la presenza di tanti “dublinanti”». Annapaolo Porzio, prefetto di Trieste, analizza l’emergenza profughi che negli ultimi due mesi ha creato un sovraffollamento a Trieste di circa 35 unità. Sotto la lente d’ingrandimento ci sono i cosiddetti “dublinanti”, ossia “le persone del regolamento di Dublino”, termine utilizzato per identificare quei profughi che hanno attraversato l’Italia, e che una volta arrivati in Francia, Germania o nei paesi scandinavi, sono finiti intrappolati nei paradossi dell’Eurodac, la banca dati europea delle impronte digitali prese ai richiedenti asilo nel primo paese europeo dove sono stati identificati e “schedati”.

 

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A conti fatti, in Italia sono state rispedite indietro da altri paesi decine e decine di profughi che invece avevano scelto di recarsi altrove per cercare di farsi una nuova vita, lontano dai paesi d’origine. «Stiamo cercando di capire questo fenomeno che è del tutto nuovo per noi anche se ora la realtà dei dublinanti è presente a Trieste, ma anche a Gorizia e a Pordenone».

 

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Visti anche gli ultimi fatti di Aquilinia, Porzio ha cercato poi di gettare un po’ di acqua sul fuoco: «L’accoglienza attuata da parte della parrocchia di Aquilinia è un provvedimento provvisorio, e assolutamente non a lungo termine. Di fronte a un numero maggiore di persone rispetto ai posti letto disponibili, gli aiuti offerti dalle parrocchie di Aquilinia e di via Sant’Anastasio a Trieste sono fondamentali». La solidarietà rimane per Porzio il nodo cruciale della vicenda: «Come stanno già facendo Trieste e Monrupino, nessun territorio può rifiutarsi di accogliere i profughi. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. La petizione preventiva dei genitori e dei cittadini contro l’accoglienza dei profughi ad Aquilinia mi sembra una protesta “di pancia”. Anche perché fino ad ora non hanno visto nemmeno un immigrato». Porzio comunque capisce «il sentimento di disagio, comprensibile, che si può avvertire rispetto a ciò che non si conosce. Ma fino ad ora solo in alcune eccezioni queste persone che chiedono rifugio si sono comportate male. Detto questo le forze dell’ordine monitorano e continueranno a monitorare la situazione».

 

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Il prefetto ha poi confermato l’intenzione di puntare sull’ex caserma di Polizia a Lazzaretto per un’accoglienza di profughi minori non accompagnati. «Quando Muggia entrerà nello Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) l’ipotesi hub tramonterà di conseguenza. La struttura sarà dunque destinata ad una accoglienza meno impattante di profughi minorenni», puntualizza Porzio. L’ultima battuta del prefetto è riservata alla critica più gettonata da parte dei cittadini, ossia l’imposizione dall’alto di simili decisioni: «Sono in costante contatto con il sindaco di Muggia Marzi e con il Comitato che aveva espresso il suo no ai profughi a Lazzaretto. Non faccio l’amministratore né il politico, mi occupo in questo caso di accoglienza. Purtroppo è evidente che non posso avvertire tutti, non per scarsa sensibilità, ma semplicemente perché il sistema rimarrebbe paralizzato».

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